Tra le questioni affrontate, una possibile convergenza sul nome del futuro presidente della Repubblica ma non sulla formazione del nuovo governo. Sottoposta al Cavaliere una rosa di nomi, da Amato a Bonino a Severino. Enrico Letta e Angelino Alfano, organizzatori dell'incontro, vengono invitati a uscire dall'ufficio al quinto piano di Montecitorio e per un quarto d'ora i due leader si ritrovano faccia a faccia. Forse in questa occasione possono avere fatto i veri nomi dei papabili
Si è parlato di Quirinale e di chi prenderà il posto di Giorgio Napolitano. Ma a quanto pare non si è parlato di chi succederà a Mario Monti alla guida del governo. E’ durato un’ora l’incontro tra il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il leader del Pdl Silvio Berlusconi. Con un momento a sorpresa. Enrico Letta e Angelino Alfano, organizzatori dell’incontro, vengono invitati a uscire dall’ufficio al quinto piano di Montecitorio e per un quarto d’ora i due leader si ritrovano faccia a faccia: “Ora lasciateci soli”. Il faccia a faccia tra i due, come ricorda il Corriere della Sera, mancava da tre anni, dal dicembre 2009, quando Bersani andò a trovare Berlusconi (ferito in un agguato dopo un comizio) all’ospedale San Raffaele. “Il Cavaliere – scrive il Corriere – di quell’episodio ricorda che passarono 20 minuti mano nella mano”. Forse in questa occasione i due hanno atteso di essere soli per fare i veri nomi del possibile successore di Napolitano.
Secondo indiscrezioni, Bersani avrebbe proposto a Berlusconi una rosa di nomi, tra i quali Amato, Marini, Bonino, Finocchiaro, Bonino, Fernanda Contri (nutrita, dunque, la rappresentanza femminile). Ma il nome che il Cavaliere avrebbe gradito di più sarebbe quello del ministro Severino, da cui l’ex premier si sentirebbe garantito. Si è parlato poi di un altro candidato che metterebbe all’angolo il Cavaliere, che non potrebbe non votarlo, ma neppure lo convincerebbe per una sua salita al Colle. Chi sia, però, ancora non è dato sapere.
Il Cavaliere ha lasciato Montecitorio assieme al segretario Angelino Alfano preannunciando una nota congiunta. ”E’ stato un buon incontro, però siamo all’inizio”, ha detto invece Enrico Letta, arrivando alla sede del Pd. Secondo il vice segretario democratico si è trattato di “un incontro utile per chiarirci sui criteri per individuare insieme una rosa di personalità che possa rappresentare l’unità del paese. In un momento di grandi divisioni, il Pd sente la forte responsabilità che sul presidente della Repubblica ci sia un segnale forte di unità nazionale”. Non nomi, quindi, ma metodo condiviso con il Pdl per il successore di Napolitano. E in tal senso la speranza di Letta è quella di arrivare all’elezione il 18 aprile, ovvero il primo giorno utile. Quello di oggi, a sentire l’esponente democratico, è stato solo il primo di una serie di incontri che il Pd terrà con le altre forze parlamentari, tra cui anche il M5S.
“Bisogna che si parta da una larga condivisione. Monti è d’accordo e oggi mi sembra che il Pdl si muova su questa strada” ha detto Letta al termine dell’incontro tra Bersani (che giovedì inconterà anche Maroni)e Berlusconi per spiegare l’atteggiamento del Pdl. In tal senso ”è necessario tentarle tutte per arrivare a un presidente eletto con un largo consenso” ha aggiunto il vice segretario. Dall’altra parte della barricata, però, Angelino Alfano ha detto cose leggermente diverse per raccontare l’incontro di oggi tra Bersani e il Cavaliere. Dopo aver confermato che non sono stati fatti nomi e che si è ragionato solo sul criterio della larga condivisione, il segretario del Pdl ha specificato che nella scelta del prossimo presidente della Repubblica Berlusconi “difenderà il consenso ricevuto e della fiducia che milioni di italiani anche questa volta gli hanno accordato e agirà a tutela del Paese”. Non solo. “Nei prossimi giorni potranno esserci ulteriori appuntamenti per compiere ogni sforzo tendente ad assicurare condivisione per una scelta così delicata e importante” ha aggiunto alfano, confermando anche in questo caso le parole di Enrico Letta. La linea del Pdl, tuttavia, è sempre la stessa e l’ex Guardasigilli lo ha detto chiaramente: “L’incontro è stato l’occasione per confermare quel che abbiamo sempre detto: il presidente della Repubblica deve rappresentare l’unità nazionale e dunque non può essere, e neanche può apparire, ostile a una parte significativa del popolo italiano”.
In mattinata era stato lo stesso Bersani a parlare del faccia a faccia con il Cavaliere, sul “metodo per eleggere il nuovo capo dello Stato”. Il segretario del Pd, intervenendo ad Agorà su Raitre, non ha risparmiato a Berlusconi un accenno polemico: “Lui è simpatico, e ha detto che io ho accettato di incontrarlo: io non ho mai avuto preclusioni, è lui che non è venuto alle consultazioni per incontrarmi”.
Nel corso dell’incontro, oltre che la questione del Quirinale, è stata affrontata quella della formazione di un nuovo governo. Tra le ipotesi discusse in questi giorni quella di un governissimo. Una soluzione a cui però Bersani si è detto non disponibile ancora questa mattina: “A proposito di larghe intese, e governissimi, io ho vissuto la fase finale del governo Monti. Noi siamo rimasti lì e Berlusconi si è ‘datò tre mesi prima. Quando lo incontro glielo dico: ‘Ti conosco, mascherina’. Noi abbiamo già dato”.
Dal canto suo Berlusconi, prima dell’incontro con Bersani, ha fatto il punto della situazione durante una colazione di lavoro a Palazzo Grazioli a cui hanno partecipato Alfano e i vertici del partito. Intanto dal Pdl si è levata la voce di Maurizio Gasparri: “Siamo fuori strada – ha detto il vice presidente del Senato -. Bersani deve capire che i numeri per il governo non li ha. Noi ribadiamo la posizione indicata da Berlusconi: o si collabora tutti altrimenti elezioni. La spocchia con cui Bersani si rivolge al Pdl è un metodo non accettabile”. E sul nodo Quirinale: “Se si dovesse votare un nome indicato dal centrodestra sarebbe un atteggiamento apprezzabile, ma l’atteggiamento di Bersani è fuori dalla realtà, non tiene conto dei numeri del Parlamento”.
Dopo l’incontro con Berlusconi, il segretario del Pd vedrà anche una delegazione della Lega. Ad annunciarlo è stato Roberto Maroni: “Quello che ho sempre auspicato è dare un governo che sia in grado di decidere – ha sottolineato il presidente della Lombardia – perché questo governo non è in grado di prendere decisioni importanti e la crisi aumenta”. E sull’incontro tra i leader di Pd e Pdl è intervenuto Umberto Bossi: “Se fossi Berlusconi darei la possibilità di fare il governo a Bersani, che tanto poi va a schiantarsi – ha detto ai cronisti a Montecitorio -. Chi governa ora in pochissimi mesi si schianta e poi vince Berlusconi”.
Intanto l’atteso incontro Bersani-Berlusconi non ha smorzato le polemiche tutte interne al Pd. E una frecciata a Bersani è arrivata da Matteo Renzi: “Sono stato criticato dal segretario mio partito perché ho detto ‘fate quello che potete fare’. Io non ho vinto le primarie, Bersani ha vinto le primarie ma poi non ha vinto le elezioni, questo è il problemino”. E ancora: “Mi hanno dato del qualunquista perché ho detto che si sta perdendo tempo, prometto di non dirlo più ma voi potreste per favore smettere di perdere tempo? Bisogna, elezioni o no, che vi mettiate d’accordo, che si decida”.
Contro l’ipotsi di un governissimo Pd-Pdl il Movimento Cinque Stelle ha organizzato un sit in fuori da Montecitorio.