Giarda apre alle istanze del M5S e dice: "Le nomine siano fatte da un governo con pieni poteri". Peccato che il boccone più ghiotto, la Cdp, sia quasi andato. E il bel gesto riguarda solo l'inguaiata Finmeccanica
Nonostante le dichiarazioni programmatiche di Pietro Giarda, il ministro delle Finanze Vittorio Grilli può ancora farcela e riuscire a nominare i vertici della Cassa Depositi e Prestiti, il braccio armato del Tesoro che gestisce i risparmi postali degli italiani e ha in mano partecipazioni strategiche come Eni, Terna, Snam, Sace, Simest e Fintecna. L’obiettivo del ministro uscente, secondo le indiscrezioni delle scorse settimane, sarebbe quello di riconfermare l’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini, uomo di fiducia del presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli e di avallare un rinnovo della presidenza di Franco Bassanini, che è tra i padrini politici piddini dell’ex numero uno del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari.
Se infatti è vero che la parola d’ordine è che le nomine nei vertici delle grandi aziende partecipate dallo Stato slittano e rischiano di uscire dalla sfera di influenza di Grilli, è anche vero che la regola non vale per la Cdp. Ha infatti avuto un bel dire il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Pietro Giarda, che l’orientamento del governo è di fare in modo che a decidere sia un nuovo Esecutivo nella pienezza dei suoi poteri. Ipotesi possibile per la patata bollente Finmeccanica, dove la nomina del presidente slitta a giugno, non è invece rinviabile l’assemblea di Cassa depositi e prestiti, anche perché all’approvazione del bilancio è legato lo sblocco dei debiti della pubblica amministrazione.
“L’orientamento del governo è che le nomine dei vertici delle grandi aziende vengano fatte da un governo nella pienezza dei suoi poteri e non dimissionario”, ha spiegato Giarda martedì, con l’intento anche di fornire una risposta politica alla richiesta del M5S, arrivata in Aula alla Camera, affinché l’Esecutivo venisse a riferire davanti alle Assemblee parlamentari su questo fronte. “Faremo tutto il possibile per rinviare le assemblee, facendo ricorso anche al codice civile, per non turbare la vita di importanti complessi produttivi”, ha aggiunto il ministro.
E i primi appuntamenti in programma sono appunto Finmeccanica e Cdp. Ma se per il colosso di aerospazio e difesa è possibile lo slittamento, per il boccone più ghiotto, la Cdp appunto, l’assemblea non è rinviabile, come ha spiegato lo stesso Giarda. “Il fatto che Finmeccanica abbia chiesto tempo per la presentazione del bilancio consente di spostare di un mese le date dell’assemblea”, ha detto, precisando che la stessa circostanza non si presenta per Cassa “perché il bilancio di esercizio è pronto”. Quindi la nomina dei due nuovi consiglieri di Finmeccanica, tra cui il presidente, dovrebbe slittare all’assemblea per l’approvazione del bilancio in programma a giugno (tra il 6 e il 12 giugno) anziché nella riunione in programma il 15 aprile con all’ordine del giorno solo la nomina di due consiglieri al posto dell’ex presidente e ad Giuseppe Orsi e di Franco Bonferroni.
Mentre per Cdp la data resta quella del 17 aprile. ”Non posso rispondere ovviamente sarà una decisione di governo e senza presidente del Consiglio non posso rispondere”, ha commentato mercoledì Grilli chiamato in causa dalla stampa riunita al termine del consiglio dei ministri. Il premier Mario Monti, qualche momento prima della domanda, aveva lasciato la sala stampa per partire alla volta di Londra.
Promesse inutili, poi, per le Ferrovie dello Stato dove uno slittamento potrebbe non servire: l’assemblea è in programma a maggio, con l’ad Mauro Moretti e il presidente Lamberto Cardia in scadenza, e per quella data potrebbe essere già insediato un nuovo governo. Sono invece più lontane nel tempo le nomine dei vertici di Eni, Enel, Terna, Poste e Fintecna, tutte fissate ad aprile 2014. Come dire, insomma, che Giarda fa una bella bella figura senza spender nulla.