Crolla il reddito disponibile delle famiglie, con i salari bloccati dalla crisi. Non quelli dei manager delle grandi società italiane. Neanche quelli alla guida di gruppi a controllo pubblico, per di più con recenti problemi con la giustizia. Come l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, peraltro fresco di iscrizione nel registro degli indagati per il caso delle tangenti algerine di Saipem. Stando al bilancio del gruppo petrolifero, nel 2012, il gran capo del cane a sei zampe che fa capo al Tesoro attraverso la Cassa Depositi e Prestiti ha percepito 6,4 milioni di euro, di cui 4,95 milioni a titolo di bonus.
La somma rappresenta l’8,4% rispetto ai 5,9 milioni complessivamente ricevuti da Scaroni nel 2011. E nel dettaglio il bonus è riferito per 2,11 milioni all’incentivo variabile annuale del 2012 e per i restanti 2,84 milioni a incentivi maturati nel 2009 ma erogati quest’anno. Stabili a quota 1.430 milioni i compensi fissi. Le somme, in ogni caso, non dovrebbero stupire, se l’ex amministratore delegato della Saipem, Pietro Franco Tali, che si era dimesso lo scorso 5 dicembre dopo l’avvio delle indagini a suo carico per le presunte tangenti pagate dalla società in Algeria, ha portato a casa 6,95 milioni di euro, inclusi una buonuscita di 3,81 milioni, a titolo di trattamento di fine rapporto e incentivazione all’esodo per la risoluzione del rapporto di lavoro e 2,28 milioni come bonus.
A confronto l’ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari, è un francescano avendo incassato dalla banca per i primi quattro mesi del 2012 oltre 234mila euro, mentre il suo ex direttore generale, Antonio Vigni, destinatario di una buonuscita da 4 milioni, ha incassato 46mila euro per soli 12 giorni. Mentre sul capo di entrambi pendono sia le sanzioni della Banca d’Italia (oltre 5 milioni complessivi a carico di tutti gli ex vertici) e della richiesta di risarcimento danni per circa 1,2 milione che i soci della banca toscana si apprestano ad approvare. E intanto l’istituto fresco di aiuti di Stato per oltre 4 miliardi e di un rosso da 3,7 miliardi, paga il nuovo amministratore delegato Fabrizio Viola 1,59 milioni di euro, somma che poteva arrivare fino a 2 milioni se il banchiere non avesse rinunciato all’indennità di amministratore delegato da 400mila euro attribuita dal cda lo scorso maggio.