L'ex carabiniere 35 enne commentava sulla sua pagina Facebook gli interventi di sgombero dei campi nomadi e i suoi "incontri" a Bologna con epiteti discriminatori
La pagina nel frattempo è stata già rimossa da Facebook, eppure sono bastate poche ore perché intorno al vigile urbano che l’aveva creata si scatenasse una tempesta che ora rischia di avere conseguenze sulla sua carriera. L’ombra è quella del razzismo tra le forze dell’ordine. Giovanni è un ragazzo calabrese di 35 anni, ex carabiniere che negli ultimi mesi, accanto alle foto della sua terra e del suo mare, sul social network in cui compariva con un cognome falso (ma con diverse sue foto in divisa) aveva cominciato a fare anche la cronaca delle sue serate in servizio per le vie di Bologna, pubblicando le immagini e commentandole.
A fianco di uno scatto del 26 marzo 2013 all’ingresso di un campo rom in via della Manifattura, l’agente in servizio nel quartiere Navile accosta un titolo inquietante: ”Oggi dobbiamo giusto sgomberare qualche zingarello”. A fianco fioccano subito i commenti dei suoi amici: ”Puzzano e rubano”, dice uno. ”Averana fa una bott! Bummeeeeeeeee!!! Averna zumpa’ i ntistin da fora!” (Dovrebbero esplodere in un solo colpo, dovrebbero saltar fuori loro gli intestini), scrive un altro. ”Poveri”, commenta a questo punto un terzo utente. ”Ospitali tu”, scrive a quel punto il vigile urbano, chiudendo così la conversazione virtuale.
L’altra foto è quella scattata sotto un portico di Bologna durante una sera fredda con diversi clochard coricati sul pavimento. In fondo si vede la Fiat Punto della polizia municipale, mentre il titolo scritto da Giovanni recita così: ”Gli zingari dormono e noi al lavoro. Ma tra poco non dormiranno neanche loro”. In una terza foto Giovanni e un suo collega si fanno fotografare insieme a due trans vicino alla stazione di Bologna. La foto è intitolata ”incontri del terzo tipo”.
Il caso è stato sollevato dal sito internet antagonista zic.it. ”Viviamo in tempi in cui vantarsi di essere ‘razzisti’ o comunque farlo trasparire dai propri comportamenti non è più un problema o una cosa di cui vergognarsi”, scrive l’autore dell’articolo. ”Ma quando si vede uno che indossa una divisa con atteggiamenti simili a quelli degli ultras della Pro Patria che insultano Boateng perché ha la pelle scura, è bene denunciarlo a chiare lettere, per tutelarsi da questi tutori dell’ordine”.
Il comando della Polizia municipale di Bologna ha aperto un’indagine interna e della cosa è stata informata anche la Procura di Bologna che tramite il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha aperto un’indagine conoscitiva. L’agente ora rischia grosso. Tuttavia, contattato dal quotidiano il Resto del Carlino, Giovanni, che sulla pagina Facebook si dichiarava amico di associazioni per i diritti degli omosessuali, ha provato a difendersi: ”Non posso dire nulla perché il nostro regolamento lo vieta, ma una cosa devo assolutamente farla sapere: non sono assolutamente razzista e appartengo a una certa area che di razzista non ha proprio nulla. Quella era una goliardata, una sciocchezza tra amici. Sono molto amareggiato e dispiaciuto perché quelle conversazioni dovevano restare nel contesto delle amicizie poi evidentemente qualche amico non si è comportato da tale. Se si va a leggere si vede che da qualche parte c’è pure scritto che mi dispiace perché non hanno una casa”.
Sconcerto anche dalla associazione Polis Aperta, nata per rappresentare i gay all’interno delle forze dell’ordine: ”Come associazione prendiamo le distanze da certe affermazioni nella maniera più assoluta: sperimentando sulla nostra pelle un certo tipo di discriminazione abbiamo una sensibilità in più e noi lavoriamo per contrastare i crimini d’odio nei confronti di tutte le minoranze. Conoscendo direttamente la persona interessata, comunque, credo si sia trattato di uno scherzo fatto in buona fede”, ha detto sempre al Carlino la presidente della associazione Simonetta Moro.