La conoscenza è l’unico modo per affrontare situazioni difficili. In un percorso verso la civiltà, l’uso corretto delle parole è indispensabile. In un Paese come il nostro “in cui si ha in odio istruzione e cultura”, come ricordava alcuni giorni fa il rettore dell’Università per stranieri di Siena, si può solo provare a recuperare l’uso corretto delle parole per tornare a comunicare ciò che è giusto e non ciò che conviene. Con le parole si può manipolare l’opinione pubblica per propri scopi. Solitamente il potere è in grado, attraverso un uso spregiudicato del vocabolario, di chiamare alle armi i cittadini prospettandogli sempre nuovi pericoli (Interessante il libro di Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole).
L’otto aprile ricorreva la Giornata mondiale dei rom e dei sinti
Ne prendo spunto per suggerire la riflessione su alcune parole.
Il problema zingari
– Non esiste Il problema zingari ma Il problema che hanno gli zingari.
È diverso. Sono loro a vivere in ghetti istituzionalizzati (e la foto non riguarda il muro in Israele)
o in bidonville come nel quartiere di Barra a Napoli dove l’ottanta percento dei rom sono positivi al test sulla tubercolosi.
O in campi dove “i diritti fondamentali dell’uomo sono ignorati.
Sono i rom ad avere il problema. Un problema che poi, in un secondo tempo, si riflette sulla nostra società. È chiaro che vivendo in simili situazioni una delle poche possibilità di sopravvivenza è data dal furto. Lo ricordava anche Eduardo De Filippo in “De Pretore Vincenzo”.
Quindi sarebbe molto diverso se i media parlassero “del problema che hanno i rom e i sinti” e i singoli politici dichiarassero: “Di volere affrontare il problema che hanno i rom e i sinti.” Perché, ribadisco, sono i rom ad avere il problema. E non solo in Italia.
Le parole creano.
Sgombero
– Cosa si intende per sgombero di un campo. Dove vanno a finire le persone sgomberate? Non sempre la soluzione alternativa è migliore della precedente. Molte volte si è spostato il problema in un’altra zona della città o della provincia.
Zingaropoli
– Neologismo tirato fuori nella scorsa campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Milano. Costò caro agli inventori: Pdl e Lega nord furono condannati.
“Emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione che ha l’effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti.” Così si espresse il Tribunale di Milano. Per la prima volta in Italia due partiti politici furono condannati per discriminazioni.
“Sono loro che vogliono vivere da nomadi.”
– Questo significa che se avessero una casa la situazione sarebbe risolta? E se allora è così perché nelle campagne elettorali si urla: “No le case popolari ai rom” anche se si tratta di rom o sinti italiani a tutti gli effetti?
– Perché spostare i rom in zone lontane trenta chilometri dalle scuole che frequentavano i figli? Se il primo passo per una proficua interazione è dato dalla scolarizzazione, perché renderla difficoltosa? A che pro? Perché? Per quale ragione? Per quale strategia? Cinismo politico?
Gli zingari fanno solo spendere
– Non è sempre vero, c’è anche chi, non rom, ci guadagna. E anche molto. Si provi a sfogliare il report casilino 900 nel sito www.21luglio.com.
Chi vuole approfondire l’argomento può farlo attraverso i libri in commercio oppure consultando i diversi siti. Consiglio oltre ai già citati www.sucardrom.blogspot.it e www.21luglio.org, anche www.sivola.net/dblog/