Scrive al presidente della Camera Laura Boldrini, ai questori e ai capigruppo per spiegare di essere prima stato ”assunto” dal Movimento 5 Stelle per le sue competenze professionali e poi “cacciato” per le sue opinioni personali. L’avvocato Massimiliano Cardullo, in una lunga lettera aperta, ha chiesto ai destinatari di vigilare “a tutela di tutti i lavoratori dei Gruppi parlamentari”. Cardullo racconta di aver sostenuto un colloquio, che comprendeva l’esame del curriculum e dei titoli ma anche una prova scritta, il 27 marzo scorso al gruppo del M5S. Poi però, l’8 aprile, gli arrivano prima delle voci informali (“accusato di essere nell’ordine: massone, avvocato colluso con mafiosi e di essere stato candidato in precedenza in una lista civica”). Nel pomeriggio i deputati Manlio Di Stefano e Filippo Gallinella gli comunicano il licenziamento, motivandolo con le critiche al Movimento che avrebbe pubblicato in passato sulla propria pagina di ‘Facebook’.

In realtà, nel suo curriculum c’è dell’altro, incluso una esplicita vicinanza a gruppi di destra. Ma non solo. Cardullo infatti ha lavorato nello studio dell’avvocato Tommaso Calderone di Barcellona Pozzo di Gotto, covo di importanti boss di Cosa Nostra, tra cui Pietro Rampulla capomafia con un passato di estremista di destra e armiere della strage di Capaci. Lo studio di Calderone era impegnato proprio nella difesa di alcuni malavitosi ed è uno dei principali della zona. L’avvocato Cardullo inoltre, è stato candidato con La Destra nelle elezioni provinciali del 2009 e collaboratore parlamentare dell’onorevole Carmelo Briguglio di Fli, quando questi era membro del Copasir. Nel 2009, poi, ha difeso l’ex boss ora collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano su delega di Calderone, suo difensore di fiducia. Bisognano è stato ritenuto per anni il referente del clan dei barcellonesi per il territorio di Mazzarrà Sant’Andrea e pochi giorni fa, nel processo che lo vede imputato, il pg ha chiesto la conferma della condanna di primo grado a 7 anni e dieci mesi. 

“Certamente – ha scritto Cardullo nella lettera inviata anche a Boldrini – per chi fa della trasparenza e del merito una propria bandiera allontanare un lavoratore con motivazioni assolutamente generiche sulle sue opinioni personali è quantomeno contraddittorio”. “Io – conclude Cardullo – mi appello a Voi non per un interesse personale di chi ha sbagliato a fidarsi della correttezza di rappresentanti delle istituzioni e che oggi si trova con una figlia di due anni senza un lavoro, ma affinchè il Presidente della Camera, i componenti dell’Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori esercitino con attenzione e rigore una vigilanza ed un controllo sui Gruppi parlamentari a tutela di tutti lavoratori, facendosi garanti che nessuno di essi venga discriminato nell’esercizio del proprio lavoro per nessun motivo, così come statuiscono gli articoli 3 e 4 della nostra Carta Costituzionale”.

Ma a difendere i 5 Stelle è la capogruppo alla Camera del Movimento, Roberta Lombardi, che respinge le accuse di licenziamento. ”Non era un nostro dipendente. Cardullo è un professionista a partita Iva di cui il gruppo si è avvalso per una settimana e che abbiamo regolarmente pagato. Dopo averlo incaricato – prosegue Lombardi – ci siamo accorti che lui aveva lavorato con Futuro e Libertà, cosa che ci aveva nascosto. E poi sulla pagina Facebook abbiamo scoperto che dal giorno dopo le elezioni, aveva cominciato ad attaccare il Movimento. A quel punto è ovvio che viene a cadere il rapporto fiduciario. Gli abbiamo chiesto di presentare fattura per la settimana di lavoro e abbiamo considerato chiuso il rapporto”. E conclude di “non aver mai accusato Cardullo di essere “un mafioso o un massone. Quelle accuse se l’è inventate”.

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