Girano sui social network delle notizie, rimbalzate qua e là anche in qualche giornale, di statistiche degli enti deputati all’assegnazione di case popolari, dalle quali emergerebbe che ora le case popolari vengono assegnate in numero maggiore agli stranieri rispetto agli italiani.
Ovviamente, non mancano i commenti. Per alcuni, è una vergogna. Altri si chiedono perché il governo dia di più agli stranieri e di meno agli italiani. Altri, infine, inneggiano al Duce, pubblicando immagini di Mussolini con a fianco una sorta di fumetto, nel quale gli fanno dire “Io davo agli italiani i sussidi per la casa. Ora li danno agli stranieri. E io sarei un dittatore?“. E cose così.
Quasi tutti, poi, che spendono parole e frasi per autoassolversi preventivamente da eventuali accuse di razzismo.
Colpisce al riguardo una lettera pubblicata nei giorni scorsi, nella quale si fa presente che non esistono solo gli immigrati, ma ci sono anche gli italiani.
Questa polemica è del tutto assurda e sterile. E temo nasconda un razzismo strisciante.
Infatti, il diritto a un’abitazione è un diritto fondamentale della persona che prescinde – per usare le parole della nostra Corte costituzionale – dall’appartenenza a una determinata comunità politica. Esso spetta ad ogni persona, quindi anche agli stranieri che decidono di vivere regolarmente nel nostro Paese.
Occorre guardare nelle pieghe delle cose, non fermarsi ai numeri. Dietro ai quali si celano persone, con le loro situazioni tragiche, le loro storie e i loro affetti. Se si pensa che una persona sia più meritevole di considerazione di altre sulla base di caratteristiche personali come la razza o l’etnia, si è razzisti. Se si pensa che una persona sia inferiore ad un’altra per via della sua appartenenza etnica, si è razzisti. Se si nega un diritto fondamentale sulla base della razza, si è razzisti. Chiamiare le cose col loro nome che si addice loro è un segno di maturità, prima che di civilità.
Fanno sorridere, soprattutto, le autoassoluzioni di razzismo. Noi italiani siamo bravissimi ad autoassolverci da tutto. Abbiamo fatto le leggi razziali nel 1938, ma per carità, altri tempi. Le abbiamo eseguite spietatamente, ma per carità, in Germania facevano di peggio, non avete visto? Abbiamo stretto alleanze “di ferro” con dittatori razzisti, antisemiti e xenofobi, ma per carità, il fascismo ha fatto anche tante cose buone.
Abbiamo fatto il “Pacchetto sicurezza” (era il 2009, non il 1930!), dichiarando con un colpo di penna illegali migliaia di persone, chiedendo ai medici di denunciarli se chiedono cure ma sono irregolari, vietando loro di sposarsi se non possono mostrare un certificato di regolarità. Mandandoli tutti in galera, in serie, solo perchè stranieri, per poi indignarsi se, rinchiusi in 20 in una cella di due metri cubi per un periodo illimitato, senza accuse e senza avvocato, si ribellano o si lamentano. Ma per carità, prima gli italiani!
Per poi scoprire, guarda caso, che neppure le statistiche citate sono esatte. Qualcuno infatti ha approfondito la questione, scoprendo che in verità “a vedersi assegnare un alloggio, sono più spesso gli italiani rispetto agli stranieri, con il rapporto di 1 a 5 per le famiglie italiane e 1 a 10 fra gli stranieri che ne fanno richiesta“. Vi è poi un altro elemento da prendere in considerazione: spesso le famiglie straniere sono più numerose ed includono figli a carico, mentre quelle italiane sono per lo più formati da coppie o da anziani soli.
Prima di crescere demograficamente o economicamente, dovremmo forse crescere di più di testa. O sforzarci di farlo, quantomeno. Senza cercare di autoassolverci se non ci riusciamo.