Oggi è il giorno in cui la Corea del Nord aveva dichiarato di non poter più garantire l’incolumità del personale delle ambasciate a Pyongyang, ma per ora dal regime non arriva nessun segnale di pericolo né alcun annuncio circa un attacco imminente. Seul ha chiesto alla Cina di aumentare la sorveglianza, nella possibilità che Pyongyang sia pronta a lanciare uno dei missili Masudan spostati nei giorni scorsi sulle coste est del paese. C’è attenzione nonostante siano pochi a credere alle possibilità di un attacco, anche se la Corea del Sud ha innalzato il suo stato di allerta (da 3 a 2).
Secondo quanto affermato dal ministro degli esteri sud coreano Yun Byung-se Pyongyang sarebbe pronta a lanciare il missile “in qualsiasi momento”. Secondo le informazioni ottenute dall’intelligence sudcoreana e dagli Stati Uniti, ha aggiunto il ministro in un’audizione parlamentare, “la possibilità di un lancio di missili da parte della Corea del Nord è molto alto”. L’eventuale missile – un Musudan – ha una gittata di 3500 chilometri e e “potrebbe colpire il territorio degli Stati Uniti di Guam” ha aggiunto Yun.
Yun ha infine avvertito che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sarà immediatamente convocato se la Corea del Nord effettuerà il lancio di un missile balistico, perché a Pyongyang sarebbe vietato effettuare questi tipi di test. E da Washington, l’ammiraglio Samuel Locklear, il comandante delle forze Usa nella regione del Pacifico, ha confermato che secondo le informazioni dell’esercito americano la Corea del Nord avrebbe mosso “un numero imprecisato” di missili Musudan nella zona della sua costa orientale.
E di provocazione in provocazione la mossa odierna della Corea del Nord è stata quella di chiudere il passaggio dalla Cina ai turisti. Le agenzie di viaggio cinesi presenti a Dandong, dove Cina e Corea del Nord sono separate solo dal corso del fiume Yalu (e dove è ancora presente il ponte bombardato e distrutto dagli americani durante la guerra di Corea) sono state avvisate nella tarda serata di ieri che oggi il confine non sarebbe stato aperto ai turisti desiderosi di visitare il paese. Stando a quanto affermato dalle autorità doganali di Dandong, al confine tra i due paesi, invece il traffico di merci rimarrebbe invariato.
Le autorità cinesi per ora non hanno effettuato comunicazioni ufficiali, mentre fonti non ufficiali ieri avevano affermato che la Cina non interverrà nell’ipotesi in cui ad attaccare per primi fossero i nord coreani, confermando la riflessione interna al gigante cinese circa il comportamento da tenere nei confronti dell’alleato nord coreano. Gli Stati Uniti e Seul avevano invitato nei giorni scorsi la Cina a intervenire per cercare di portare alla tranquillità le mire di Kim. Xi Jinping – presidente cinese – nel corso del vertice di Boao aveva avuto parole dure contro chi “crea caos e minaccia la pace nell’area”, senza riferirsi espressamente alla Corea del Nord. Tutti gli osservatori erano certi però che l’indirizzo del duro intervento di Xi fosse proprio Kim Jong un, ma ieri a confermare le incertezze, il Quotidiano del Popolo, nella sua edizione in cinese, ha pubblicato un articolo nel quale le parole di Xi venivano interpretate come fossero state rivolte agli americani.
Usa che, come sottolineano in Cina e non solo, sta in ogni caso approfittando della situazione per mostrare i muscoli e mettere in mostra, per potenziali vendite ai paesi minacciati dalla furia coreana, la propria batteria di armi per contrastare gli attacchi eventuali di Pyongyang. Ad ora niente di grave, per fortuna, è ancora accaduto.
di Simone Pieranni