Lo tsunami Ivano Dionigi arriva proprio nel giorno in cui l’Università di Bologna si presenta alla future matricole. E il messaggio del rettore è molto chiaro: oltre alla formazione di alto livello ci vuole una città vivibile e a misura di studente. Come dire: alla prima ci pensiamo noi, ma per la seconda cominciamo a fare un bel lavoro di gruppo.
Non è sufficiente neanche che l’ateneo si faccia carico di aiutare gli studenti a trovare un lavoro. Perché il costo della vita esorbitante e il “cancro“, come lo ha definito questo mattina Dionigi, degli affitti in nero sotto le due torri, sono un peso anche per l’università e una macchia per la sua attrattiva.
Un messaggio che il rettore dell’Alma Mater spedisce alle istituzioni cittadine, il comune in primis, per cercare un rapido rimedio. Dionigi parla davanti ai futuri iscritti dell’ateneo felsineo, durante il taglio del nastro di Univercity, l’expo dell’Università di Bologna dedicato agli studenti e organizzato insieme alla Fiera.
A Bologna “c’è qualcosa che manca – attacca Dionigi -: il vitto, l’alloggio e il maledetto carovita di questa città. E’ questo il problema. Perché l’università abbia appeal bisogna risolvere la questione del diritto allo studio”. Sono tre gli attori chiamati in causa dal rettore: “Il governo, che fa poco o nulla; la Regione, che fa tantissimo; l’ateneo, insieme al Comune, che deve fare di più. Noi dobbiamo dare la garanzia che Bologna è davvero la città degli studenti: le famiglie iscrivono qui i loro figli non solo perché c’è l’Umberto Eco di turno, ma perché chiedono laboratori, biblioteche, una città sicura, affitti decorosi e una mensa degna di questo nome che, mi spiace dirlo, non abbiamo e a cui provvederemo”.
Insomma, incalza il rettore, “serve un cambio di marcia da parte di tutti. L’ateneo deve far sì che questi studenti abbiano buoni docenti e trovino lavoro, ma tutte le istituzioni insieme devono far sì che siano pienamente cittadini di serie A”.