Gentili elette, pregiatissimi eletti,
oggi fanno 42 giorni che siete lì. A far cosa, credo sia oscuro ai più. Si favoleggia di tornei di Risiko e di leggendarie sfide a Monopoli, e tuttavia sono certa che questo non corrisponda a verità. Non ho niente contro il Risiko: volentieri trasformerei le nostre mirabolanti armate in gioiosi cingolati da combattimento. E il Monopoli mi sembra un raffinato specchio dei tempi: a brevissimo, la nostra moneta non sarà più distinguibile da quella usata nei giochi da tavolo; d’altro canto, se la giustizia reale non lo consente, resta comunque molto bello riuscire a sbattere in prigione per gioco qualche contendente indegno senza neanche passare dal “via!”.
Apprendo che il parlamento è occupato. Quando si libera, magari, sarebbe bene utilizzarlo per qualche senzatetto, che apprezzerà le poltrone imbottite. Nel frattempo, sapendo alcuni di voi stanziali, mi sbilancio e vi offro qualche consiglio. E’ gratis, non aumenta lo spread, e mi farà sentire una donna migliore, anche se non è affatto vero che io lo sia. D’altro canto, la politica non è forse questo? Fuffa abusiva spalmata a trapunta sulle necessità del paese.
Detto ciò, ecco i miei consigli:
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Sono 42 giorni che non riuscite a fare il lavoro per il quale siete stati eletti. Ora, senza nulla dire sulle complessità inimmaginabili della situazione in cui vi trovate, poveri martiri, vi chiedo: non è che potreste regolarvi come tutti i lavoratori standard? Cioè, visto che non state facendo il vostro mestiere, non è che potreste restituire il vostro stipendio? Vi verrà usata la cortesia, semmai, di mantenervi il posto di lavoro, ma sarà opera prestata gratuitamente. Se poi occupate il parlamento, si possono agevolmente risparmiare anche le spese di alloggio per i fuori sede. Metteremo le monetine in un gigantesco salvadanaio. L’importante è stare bene attenti a chi agguanterà il martello per rompere il salvadanaio medesimo una volta che sarà giunto il momento di farlo.
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Mettiamo che la soluzione del salvadanaio non sia praticabile: non si sa mai in che mani possano finire i soldini faticosamente accantonati, e il pregresso non lascia ben sperare (L’Aquila e i terremoti e cataclismi naturali tutti docent ). E’ un brutto mondo. Meglio verificare di persona dove finiscono i fondi. In questo caso, ho pensato di proporvi la campagna “Adotta un piccolo imprenditore”. Funziona così: scegliete sul territorio nazionale un imprenditore onesto, sull’orlo del fallimento perché non sa come fare a salvare se stesso e i suoi dipendenti, poverissimo perché ha sempre pagato le tasse fino all’ultimo soldo. Ce ne sono a bizzeffe: c’è solo l’imbarazzo della scelta. Fate attenzione ad evitare parenti stretti vostri, parenti di gente importante, parenti di mafiosi, camorristi e nipoti di plenipotenziari esteri, specie se attraenti e minorenni: tutte queste scelte potrebbero cadere nella categoria “beneficenza nulla”. Poi prendete il vostro stipendio mensile e donatelo in toto per salvare l’impresa. Tutti i mesi, da qui fino al momento in cui riuscirete a creare un governo che duri più di 15 giorni. Può andare? Mi pare una soluzione equa, vi farà sentire benissimo, e vi guadagnerà una gran quantità di consensi. Va da sé che dovrete accettare l’imbarazzante condizione di persone oneste, il che in politica è un bel guaio.
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Se arrivate in ritardo nella corsa alla conquista dell’imprenditore in difficoltà o se per qualche motivo le scienze e le tecniche non vi hanno mai interessato – come del resto dimostrano uscite remote e recenti di parlamentari italiani assortiti – potete puntare sulla beneficenza umanistica. Adottate un piccolo teatro di quartiere, un cinema d’essai, persino un regista. Adottate una cooperativa di giovani professionisti dell’arte, un museo, un piccolo festival del cinema. Va bene anche adottare una scuola o finanziare un’associazione culturale. Con lo stipendio di un parlamentare, e anche con quello del suo usciere, si fanno vivere per alcuni anni associazioni che muoiono a mazzetti. Oppure si evita che nelle scuole elementari di Milano la carta igienica la comprino i genitori e in quelle di Napoli i genitori si vendano la carta igienica delle scuole perché se no come le pagano le tasse scolastiche per i figli?
Ci sarebbe molto d’altro da fare con i vostri stipendi, ne sono certa. Se non avete fretta, penso a qualche altro uso. Sono anche sicura che gli utenti di questo blog concepiranno anche un vagone di idee. La sola cosa che di certo non dovreste farci, con gli stipendi, è tenerli. Perché, insomma, in uno Stato che si vanta tanto di essere diventato meritocratico, com’è che state meritando quel che prendete? E chi ci risarcirà di quello che stiamo perdendo mentre voi giocate all’Identikit del presidente? Caso mai ve lo chiedeste, è su questo che in molti ci stiamo arrovellando.