Con un esposto in Consob, a Bankitalia e al Tribunale di Bergamo, Giorgio Jannone aggiunge tumulto all'appuntamento per il ricambio del consiglio di amministrazione della popolare lombarda
Nuove pesanti accuse arrivano ad agitare ulteriormente le acque dell’assemblea di Ubi Banca chiamata a scegliere i nuovi vertici dell’istituto. Dove le richieste di partecipazione hanno già sfondato quota diecimila e, se dovessero proseguire con questo ritmo, potrebbero attestarsi tra le 15 e le 20mila. A spingere i soci alla partecipazione, c’è la sfida lanciata alla gestione attuale dalle liste guidate dall’imprenditore Giorgio Jannone e dal professor Andrea Resti, nate nell’insoddisfazione di una parte del mondo di Ubi Banca per l’andamento del titolo, i risultati della banca e una governance complessa e costosa.
Proprio Jannone, da mesi particolarmente critico verso l’attuale gestione, ha lanciato nuove pesanti accuse al gruppo dirigente di Ubi, ritenuto colpevole di utilizzare la struttura della banca e la rete di filiali per raccogliere deleghe in bianco da spendere nell’assemblea del prossimo 20 aprile a sostegno della lista del consiglio di sorveglianza uscente, espressione della continuità con gli attuali vertici. L’ex parlamentare del Pdl, in un esposto alla Consob e a Bankitalia, presentato oggi anche al Tribunale di Bergamo, cita un comunicato video del direttore generale del Banco di Brescia, Roberto Tonizzo, che lo scorso 3 aprile “alla presenza obbligatoria dei referenti territoriali” della banca “ha richiesto a tutta la rete di richiedere ai clienti i biglietti di ammissione all’assemblea e le deleghe ivi prestampate”.
“La frenesia di raccogliere deleghe”, attraverso chiamate fatte ai soci dai telefoni di Ubi, è stata tale “dall’aver coinvolto via telefono decine di sottoscrittori” della lista di Jannone, inclusi “due candidati al consiglio di sorveglianza, tutti disposti a testimoniarlo, unitamente ad alcuni rappresentanti sindacali nelle sedi competenti”. Contro la sollecitazione di deleghe in bianco si è espressa anche il sindacato della Fabi che ha invitato i suoi iscritti “al puntuale rispetto” della normativa ricordando che è vietato “sollecitare la raccolta di deleghe e che le stesse non possono essere rilasciate in bianco”. Non entra in polemica, invece, Resti: “i dipendenti Ubi sono adulti e capaci di scegliere. Non ci piacciono le polemiche ma i programmi”.
Ora si tratterà di vedere se Jannone sarà in grado di provare le sue accuse: la pratica illegittima di utilizzare la struttura della banca per raccogliere deleghe in bianco a favore dell’attuale blocco dirigente, avrebbe infatti conseguenze a livello di Authority. Senza contare che sul voto assembleare c’è già in corso una ricognizione per via della delicata questione della tracciabilità visto che la società esterna incaricata di svolgere le operazioni di voto sarà in grado di ricostruire su richiesta delle autorità le preferenze espresse dai singoli soci. Molti dei quali sono anche dipendenti della stessa banca.