“Non si può morire in eterno” canta Mina in una delle sue più piacevoli canzoni. Mi sembra descriva bene lo stallo politico in cui è finita l’Italia, e con essa, tutti o quasi i suoi commentatori politici, ormai stanchi anche mentalmente di una situazione fra i tre partiti principali che ricorda bene le tre scimmiette con le mani sugli occhi, sulle orecchie e sulla bocca.
E dire che basterebbe tanto così di duttilità per sbloccare questa impasse. Cominciamo con lo sgombrare il tavolo da uno slogan sciocco: “Si deve andare al voto subito“. Questo, hic rebus stantibus, vale a dire durante il semestre bianco del Presidente Napolitano, non si può fare.
Si deve attendere l’insediamento del prossimo Presidente che, personalmente, spero sia eletto con i voti del MoVimento 5 Stelle, di SeL e del Pd ed eventualmente anche della Lista Monti. Io vedrei benissimo uno Stefano Rodotà, o un Gustavo Zagrebelsky: insomma io ci vedrei benissimo un fine giurista, molto meglio se è una persona specchiata e non disposta a nessuna moral suasion volemosebbene nel verso di un’amnistia salva-anche-Berlusconi. Quindi, di certo non sostengo una personalità politica che in altre circostanze ho sostenuto a suon di tavolini e firme e megafoni per una vita: Emma Bonino.
Eppure qualche elemento di ottimismo questo inizio XVII legislatura lo ha messo in campo. Vediamone quattro:
1 – La vittoria risicata alla Camera del Pd. Poteva andare peggio, come diceva l’indimenticabile Igor in Frankenstein Jr.: poteva vincere di poco il Pdl, e a quest’ora ci troveremmo con un Parlamento infinitamente più fetente di quello di oggi, che invece brilla per la giovane età, per la molto migliore presenza femminile e per la molto minor presenza di inquisiti, condannati o semplici indagati. Al contrario di Emilio Fede, che di recente ha detto di provare “amarezza” per tutti quegli zainetti che entrano in Parlamento sulle spalle dei neo-parlamentari a 5 stelle, a me i loro zainetti mettono allegria e ottimismo. Se poi gli zainetti, simbolo di freschezza e di generazione nata negli anni ’70, fossero portati da spalle politicamente larghe, che avessero dimostrato la loro competenza politica come ha fatto, chessò, un Pippo Civati (classe 1974 e deputato del Pd che spero presto di vedere segretario del suo partito e magari anche Presidente del Consiglio) allora sarei proprio politicamente felice. Però, intanto, Pippo Civati è stato eletto alla Camera. Non è poco.
E’ andata come sappiamo: la grande maggioranza degli eletti M5S non ha dietro di sé la competenza e la gavetta necessaria per utilizzare davvero in modo rivoluzionario il Parlamento. In compenso, sono tutte o quasi tutte persone per bene, cariche di buone intenzioni ed espressione del malcontento sociale e dell’impoverimento della mia generazione e del mio Paese. Non è poco.
Su questo giornale i cittadini M5S eletti al Parlamento sono stati elogiati e criticati, forse ora avrebbero bisogno di un po’ di suggerimenti sul famoso “che fare“. La critica è il mestiere dei giornalisti, gli articoli di indirizzo politico sarebbero compito di altri, ma in assenza di radiose stelle polari mi permetto di ribadire: siate il cambiamento che dite di voler determinare. Prendete tra le braccia e per la gola un governo presieduto da una figura del PD (partito vincitore-incerottato delle elezioni) che vi dia fiducia, e collaborate ad approvare quelle leggi che ritenete le più urgenti. Non sarebbe affatto poco. Non sarebbe nemmeno accontentarsi, per come la vedo io: se fai quello che volevi fare, non ti accontenti.
2 – La posizione politica di Bersani da dopo le elezioni. Al netto di un’orrenda campagna elettorale, contati i voti Bersani ha dimostrato di essere il bravo politico che il 29% degli italiani crede sia, e ha cercato di fare un governo politico con l’unico partito a cui lui e il popolo del PD si sentono affini anche se differenti: il MoVimento 5 Stelle. Questo non era affatto scontato: bastava che il PD avesse dato retta alle sirene di Franceschini-Marini, e si fosse rivolto subito al PDL, che in questa circostanza è come il giocatore di poker che ha appena scommesso tutto sulla coppia di sette che ha in mano: può vincere solo se gli altri dimostrano di non avere fiuto.
3 – Il dibattito interno ai gruppi parlamentari. Quando tante persone sono elette sotto uno stesso simbolo ci si aspetta fedeltà alle promesse fatte agli elettori e al proprio programma. Ma non solo questo. Ci si aspetta senso del reale: pragmatismo. Per cui se è vero che, come dicono alcuni M5S, le elezioni anticipate sarebbero l’ennesima spesa per le casse dello Stato, è anche vero che l’avvitamento di questi giorni è una spesa molto più alta. Lo dimostrano i suicidi sociali e il folle incremento delle emigrazioni di giovani italiani: 600.000 dal 1991 a oggi secondo le registrazioni AIRE, quindi probabilmente il doppio o il triplo.
4 – La tregua dei mercati. Tutto questo marasma avviene mentre non è ancora partita la speculazione finanziaria contro l’Italia. Il dibattito interno ai gruppi è un buon segno. Dove non c’è, significa che non c’è democrazia interna ma un culto fideistico del capo. La gente eletta, specie nel M5S, sta cercando di rispettare la propria identità di partito ma lo vuole fare con quel senso del reale. E’ un processo lento, che ha bisogno di tempo. Per ora, il tempo ce lo dà la fine del semestre bianco di Napolitano. In questo senso, l’attesa forzata gioca a favore di tutti. Non è poco nemmeno questo.
Speriamo solo di non crepare, come Paese, nell’attesa che le cose migliorino. O che la linea Franceschini-Marini, nel PD, l’abbia vinta su quella di Bersani e di Civati.