Ve lo immaginate: Sergio Marchionne concede un aumento di stipendio per buon rendimento a un lavoratore Fiat iscritto alla Fiom. Persino il New York Times ne farebbe un titolo di prima pagina. E il giornale di famiglia degli Agnelli potrebbe uscire in edizione straordinaria: “Cipputi, un esempio per tutti”.
Qualcosa di simile lo racconta Luca Marco Comellini, un ex maresciallo dell’Aeronautica cortesemente buttato fuori dall’Arma azzurra per un’eccessiva tendenza alla critica, soprattutto dei superiori. Secondo Comellini, il comandante generale dei Carabinieri avrebbe “tributato” un encomio solenne ad alcuni appartenenti al Cocer, il Consiglio di rappresentanza dei Carabinieri stessi. Qualcuno ha ribattezzato il Cocer “sindacato dei militari”, ma di sindacato ha ben poco mentre ha tanto, troppo di militare.
Non è chiaro il perché di questa ricompensa, certo è strano che venga data a quelli che dovrebbero fare gli interessi dei lavoratori in divisa in relazione, e magari anche in contrapposizione, ai loro comandanti. È vero che nella mia esperienza ho visto molti giornalisti entrare nei comitati di redazione (la “rappresentanza” di giornali) da redattori semplici e uscirne da capi di vario tipo. Ma si sa, i giornalisti non sono mai stati l’avanguardia della classe operaia. Ricevere un premio, per quelli del Cocer, è come ricevere un attestato di buona condotta dalle Orsoline: vuol dire che non hai rotto alla superiora, o peggio.
A pagina 24 della “Guida pratica alle ricompense, alle onorificenze, alle distinzioni onorifiche e agli ordini cavallereschi” dello Stato maggiore dell’Esercito è specificato che l’encomio solenne (ci sono anche gli encomi semplici e gli elogi) è “una lode particolare per atti eccezionali ed è pubblicato nell’ordine del giorno del Corpo, di unità e di comandi superiori, affinché tutti ne traggano esempio”. Per essere di esempio l’atto encomiato dovrebbe dunque essere per lo meno preclaro e luminoso come dicevano i nostri nonni. E per questo la stessa Guida precisa che può essere attribuito a “personale che abbia compiuto atti eccezionali”.
C’è da tener conto, anche, che l’encomio solenne va trascritto sulla documentazione caratteristica di chi lo riceve e dunque incide su promozioni e carriera. Il che è giusto proprio perché si riferisce ad atti eccezionali. Come ad esempio quello assegnato ad un capitano per “la collaborazione all’allestimento della mostra statica al Circo Massimo di Roma e, a seguire, del Concerto di Piazza del Popolo” in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. O l’encomio attribuito a un maresciallo “Capo della Segreteria dell’Ufficio rapporti con il Parlamento….dotato di eccezionale volontà, innato senso del dovere, spiccata capacità di conseguire risultati concreti”. Ma c’è anche il doveroso encomio solenne (ricordiamolo, nella gerarchia militare delle ricompense l’encomio sta appena sotto le medaglie al valor militare e un po’ sopra quelle al valor civile) al colonnello responsabile del sito Internet della Difesa “cosciente della valenza e della delicatezza del particolare incarico ricoperto….gli ha consentito di raggiungere traguardi elevatissimi”. C’è poi quel militare che riceve un encomio in quanto “Sottufficiale addetto alla mia Segreteria”.
La “mia segreteria” è quella dell’ex ministro Ignazio La Russa, un merito che gli è evidentemente parso sufficiente per motivare uno dei diciotto encomi solenni che ha elargito il 14 novembre 2011, giorno delle sue dimissioni da ministro della Difesa. Un momento, diciotto sono solo quelli pubblicati sull’ordine del giorno dell’Esercito. Ma ce ne sono altri, non so quanti, per altrettanti militari della Marina e l’Aeronautica. Tutta gente che stava al Gabinetto di La Russa. È vero che passare mesi gomito a gomito con l’avvocato Ignazio non dev’essere prova semplice: si dice che l’incidenza dei casi di PTSD (Post Traumatic Stress Disorder) nelle sue segreterie sia paragonabile a quella riscontrabile tra i reduci dell’Afghanistan.
Certo, quei poveracci che hanno avuto un encomio perché sono rimasti feriti (o peggio) avrebbero tutte le ragioni per restituire la pergamena e pretendere una rettifica all’ordine del giorno: “l’encomio non è stato concesso perché pur essendo esempio di qualità umane e militari, aveva la scrivania in disordine”.