Scissioni? Nessun rischio del genere per il Pd. “Non abbiamo problemi di questo genere” dice il segretario Pier Luigi Bersani mentre arriva all’incontro con la delegazione della Lega Nord per trovare un’intesa su un nome per il presidente della Repubblica. Il segretario chiude il discorso con una frase, ma – mentre all’orizzonte si staglia la figura di Fabrizio Barca che, stabilmente di sinistra, potrebbe diventare l’uomo dell’unità in funzione anti-Renzi – il sindaco di Firenze promette battaglia, dopo l’ennesimo scontro di ieri sulla sua esclusione dai grandi elettori per scegliere presidente della Repubblica: “Io non lascerò mai, neanche morto, il Pd, che è il mio partito – dice al Messaggero – Io rimango nel mio partito, in cui sto bene. Odio i partitini personali e credo ne bipolarismo”, “se qualcuno nel Pd spera che io vada via, si sbaglia”. Una dichiarazione che arriva nel giorno in cui Renzi incontra Massimo D’Alema, nel capoluogo toscano per una conferenza a Palazzo Strozzi. Un’occasione per passare anche a Palazzo Vecchio, sede del Comune, per un faccia a faccia di circa un’ora con il sindaco, dopo mesi e mesi di schermaglie e polemiche tra i due, tra il ‘rottamatore’ e il ‘nemico da rottamare’. “Non credo che ci sia stata nessuna telefonata da Roma – dice l’ex presidente del Consiglio all’uscita -. Ma escluderlo è stato un errore, dipeso però da questioni locali”.

Nessun rischio scissione, anche per D’Alema: “Due come noi che, stando a quel che si dice, dovrebbero scindersi, vengono invece da una cordiale e amichevole conversazione”, aggiunge. Dal canto suo, nell’intervista al Messaggero il sindaco di Firenze ha parlato dell’attuale situazione politica, insistendo sullo stesso tasto già toccato ieri: “Io dico che Bersani e Berlusconi l’accordo lo faranno. E a me va bene. Se vogliono fare il governo, però, abbiano il coraggio di farlo subito. Sennò, si vada a votare. Si può votare anche con il Porcellum. La stabilità che si ottiene con questo sistema non è minore di quella che darebbe il Mattarellum”.

La questione, insomma, è aperta. Tanto che sta a cuore anche a chi del Pd non è, come il sindaco di Genova, Marco Doria: “Spero non avvengano delle scissioni nel Partito Democratico perché ha un ruolo essenziale nel nostro Paese, è il grande partito del centrosinistra, fa parte della mia coalizione, deve trovare un’unità superando i momenti di lacerazione” dice alla tv ligure Primocanale. Dopodiché Doria si dice “assolutamente d’accordo con l’idea espressa dal segretario Bersani, e da tantissimi iscritti del Pd, di dire no all’ipotesi di un governo con il centrodestra. Pd e Pdl sono due forze alternative”.

Paolo Gentiloni, renziano e fresco partecipante (e terzo arrivato) alle primarie per le comunali di Roma, è sicuro: “Non c’è rischio scissione nel Pd, sono stupefatto da questa vicenda, che è una vicenda minore. Si continua a vedere Renzi più come un problema, un infiltrato, un nemico, che come una risorsa. Vedo molto autolesionismo nella vicenda toscana – dichiara a Tgcom24 – Il fatto che Bersani dica che non gli interessa se c’è anche Renzi tra i 500 grandi elettori non mi pare un atteggiamento di grande cortesia. Mi è sembrata una risposta un po’ sprezzante”.

Ridimensiona la vicenda, invece, il responsabile cultura del Pd e esponente dei Giovani Turchi (corrente di sinistra del partito) Matteo Orfini: “Quello che è successo con Renzi lo considero un incidente e anche un po’ una sciocchezza – dice ad Agorà, su Raitre – Renzi, come lui stesso ha riconosciuto, non aveva diritto ad essere eletto ‘grande elettore’ perché questi vengono scelti dalla Regione e non ci sono precedenti di un sindaco mandato al posto di un consigliere regionale. Poi gli era stato detto che si sarebbe superata questa difficoltà, ma non è successo. Renzi invita sempre Bersani a non vedere fantasmi dove non ci sono, in questo caso invito lui a fare lo stesso”.

L’unico tono di preoccupazione è quello di Pippo Civati: “La vicenda di Renzi ha dell’incredibile – afferma a TgCom24 – Se ne è parlato per una settimana e per il valore che ha la figura di Renzi in questo momento, non ha senso escluderlo, mi sembra un errore politico. Abbiamo fatto una figura che non mira nè ad unire il Pd nè a dare senso a quello che stiamo facendo”.

 

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