Arrivata a sentenza definitiva la vertenza ventennale sulle proprietà dell'ex Germania dell'est. L’impatto ulteriore sui conti 2013 della banca italiana è stimato in circa 70 milioni
Bank Austria, unità austriaca di Unicredit, dovrà versare alla Germania circa 254 milioni per una causa ventennale legata a vicende avvenute nell’allora Ddr e arrivate ora a sentenza definitiva nella Corte Suprema Federale Svizzera. Lo annuncia l’istituto precisando che nel corso di questi anni sono già stati fatti accantonamenti e che l’impatto ulteriore sui conti 2013 è stimato in circa 70 milioni. La battaglia legale, annuncia Bank Austria, verrà ora portata avanti in Germania.
Il caso è legato a una controversia iniziata nei primi anni Novanta su proprietà nell’allora Ddr, assegnate dopo un’altra lunga causa alla Germania. Entrato in possesso dei beni controversi il Paese non ha però più trovato in cassa i fondi, presentando quindi il conto all’allora Bank Austria Schweiz, unità svizzera dell’istituto, ritenendola responsabile di aver consentito nel 1991 di ritirare una somma dai conti in questione, 128 milioni di euro, più gli interessi.
Bank Austria ha nel frattempo venduto la filiale tedesca, oggi si chiama Akb Privatbank, mantenendone però gli obblighi legali. La causa era state intentata in Svizzera dall’Istituto speciale per gli incarichi derivanti dalla riunificazione (Bvs), agenzia pubblica tedesca per la ricostruzione dei Land orientali. La sentenza che riguarda Bank Austria si inserisce nella lunga e faticosa ricerca da parte della Germania dei beni scomparsi della Sed, il partito socialista unificato tedesco che guidava la vecchia Germania comunista.
I soldi sui quali si presenta ora il conto alla controllata Unicredit erano infatti sui depositi bancari di una società per il commercio estero, la Novum, amministrata dall’imprenditrice austriaca Rudolfine Steindling, gran dama del comunismo austriaco e molto vicina all’ex leader della Repubblica democratica tedesca Erich Honecker. Novum, ha stabilito ormai dieci anni fa una Corte tedesca, era in realtà società di copertura della Sed, anche se Steindling – scomparsa a dicembre a Tel Aviv all’età di 80 anni -, sosteneva fosse del partito comunista austriaco. Avendo la Repubblica federale ereditato anche i beni della Ddr e quindi quelli, coincidenti, della Sed, Berlino si è messo alla ricerca dei fondi.
Una commissione indipendente tedesca ha ricostruito come dopo la riunificazione la Steindling abbia portato su altri conti ormai irrintracciabili un centinaio di milioni della Novum, probabile collettore di “commissioni” per quanti volevano fare affari con la Germania comunista. Altri 128 milioni della Novum, quelli della sentenza che riguarda Unicredit, sarebbero però passati da Bank Austria per tornare quindi alla sua controllata svizzera e quindi di nuovo a Vienna e diventare irrintracciabili nel 1992.