Oggi la dottoressa Annamaria Moschetti presenterà i dati nel convegno organizzato da Save The Children a Bari
Uno dopo l’altro si sono fatti prelevare il sangue, qualcuno ha pianto. Li ho visti quei bambini. Accompagnati dalle loro giovani mamme e da qualche papà. Li ho visti entrare, uno per uno e porgere coraggiosamente o con titubanza il braccino. Bambini dai 3 ai 6 anni. Con me c’era Fabio Matacchiera – del Fondo Antidiossina Taranto – e il dottor Piero Minardi dell’Associazione Culturale Pediatri, che è anche il loro pediatra. Ci siamo fermati a parlare con un papà di quei bambini, uno che ha lavorato all’Ilva. Non abbiamo mai pronunciato la parola “piombo”. Ma tutti sapevamo che eravamo lì per quello. In un laboratorio di analisi abbiamo fatto l’ultimo gesto disperato prima che la Coste Costituzionale si esprimesse sulla cosiddetta “Legge Salva-Ilva”. Alla fine siamo andati in un bar. Cornetti alla crema. Qualche cappuccino. Poi la domanda: “Ci sarà del piombo? Quanto?”
Nel sangue dei bambini infatti non ci dovrebbe essere piombo e anche una minima quantità può generare danni irreversibili. Ormai gli scienziati sono concordi. Di fronte al piombo la strategia da adottare per i bambini è quella della Tolleranza Zero. Anche l’Ordine dei Medici di Taranto si è espresso in merito.
Il sangue di quei bambini doveva servire anche a verificare un’eventuale esposizione corrente all’inquinamento.
Il piombo nel sangue non indica in particolare un’esposizione passata al piombo ma soprattutto un’esposizione “attuale” ad una sostanza pericolosa. Il test nel sangue misura in buona sostanza il livello delle ultime tre-quattro settimane.
Il piombo è stato classificato dall’Istituto per le ricerche sul cancro (Iarc di Lione) dell’Oms come probabilmente cancerogeno per l’uomo. Per i bambini può causare danni irreversibili al cervello perché è neurotossico. E’ purtroppo assodato che il deficit cognitivo nei bambini può essere associabile proprio alla presenza del piombo.
Ecco perché quelle analisi sul sangue dei bambini erano importanti: servivano a chiarire se oggi a Taranto possiamo stare tranquilli o se siamo esposti a un inquinamento ambientale preoccupante e persistente.
Da più parti si erano infatti levate voci tranquillizzanti che affermavano che Taranto era ormai diventata una città normale e anzi migliore di altre dopo i benefici effetti dell’AIA applicata all’Ilva. Voci tese a smentire la tesi della Procura di Taranto alla vigilia del pronunciamento della Corte Costituzionale (che è venuta il 9 aprile).
Come è noto i periti della Procura, con dati aggiornati al 2010, avevano certificato una correlazione fra inquinamento industriale e mortalità: trenta decessi all’anno, oltre due decessi al mese in media.
Ma la tesi della Regione Puglia oggi è: la situazione non è più la stessa, state tranquilli, è migliorata. Ecco perché controllare il sangue dei bambini era un test importante per moderare e confutare l’ottimismo della Regione Puglia.
I nove bambini scelti sono indicativi perché abitano vicino all’area industriale, in quel comune di Statte che una volta era un quartiere di Taranto. E’ il quartiere dove arrivano i fumi dell’Ilva quando vanno in direzione opposta rispetto al quartiere Tamburi.
Ora quei genitori che vivono in un’area così inquinata sanno che c’è piombo nel sangue dei loro bambini. Non si può assolutamente dire adesso da dove venga quel piombo, saranno le autorità preposte a dirlo.
Nove bambini tra i 3 e i 6 anni di età residenti a Statte (ossia tutti quelli analizzati) hanno valori veramente preoccupanti, nessuno escluso, stando ai dati delle analisi che certificano valori che vanno da 22 a 36 microgrammi di piombo per decilitro di sangue.
E la prima volta che viene effettuato un simile controllo sul sangue dei bambini (il gergo medico si parla di piombemia).
I pediatri Annamaria Moschetti e Piero Minardi – entrambi dell’Associazione Culturale Pediatri – hanno dichiarato: “Pur trattandosi di un campione non significativo della popolazione generale e di numerosità ridotta, tali valori non possono che destare preoccupazione per la possibile esposizione di questi bambini a fonti di piombo presenti in ambiente che necessitano con la massima premura di essere individuate ed eliminate”.
E hanno sottolineato: che questo tipo di analisi “è un affidabile indicatore di esposizione e potrebbe evidenziare una esposizione recente come affermato dalla OMS“, rimarcando che “non esistono valori sicuri di piombemia per l’infanzia e che qualunque livello è associato a possibili esiti neuropsichici”.
I due pediatri hanno invitato a effettuare “interventi urgenti a tutela della salute infantile ed uno screening sulla popolazione generale infantile”.
Ed è così che la Regione Puglia si è svegliata.
Oggi alle ore 10.30 a Bari, nell’aula del Consiglio della Regione Puglia, Save the Children presenterà l'”Atlante dell’Infanzia a rischio; mappe per riconnettersi al futuro; Focus Puglia”, di concerto con il Garante regionale per i diritti dei Minori e con la Regione Puglia.
Nell’ambito di tale convegno, la dottoressa Annamaria Moschetti (Associazione Culturale Pediatri) relazionerà su “I bambini che vivono presso i siti inquinati: il caso di Taranto” e presenterà – nell’ambito della sua relazione – anche i dati delle analisi sul piombo nel sangue di quei bambini residenti vicino all’area industriale di Taranto.
Tali analisi – non è secondario sottolinearlo – sono state commissionate dal Fondo Antidiossina Taranto e da PeaceLink, e sono state pagate da queste due associazioni. Mentre la Regione Puglia, meditabonda, era impegnata da mesi a valutare se e come fare un controllo sul sangue dei bambini per vedere se ci fosse piombo.