Il Pdl lo dice da settimane: serve una figura di garanzia, che possa tutelare tutte le parti. E quale potrebbe essere la figura di garanzia che potrebbe salire al Quirinale senza far salire il Pdl sulle barricate? Dal polverone di nomi e dopo scenari anche fantasiosi (come l’ipotesi Bersani) inizia ad emergere – proprio per bocca degli esponenti del centrodestra – il volto di Luciano Violante. A dare il via alle danze intorno al nome dell’ex presidente della Camera è stato Fabrizio Cicchitto. Lo ha seguito Ignazio La Russa. Il terzo indizio è che alle loro dichiarazioni è seguito un incontro tra Pier Luigi Bersani e lo stesso Violante a Montecitorio dopo che il leader democratico aveva incontrato il segretario della Lega Nord, Roberto Maroni. Questo accade, peraltro, mentre – fatto solo apparentemente secondario – i pm di Firenze hanno sequestrato 12 milioni di euro a vari indagati tra cui Denis Verdini, uno degli uomini “ponte” con il centrosinistra.
L’ex magistrato, ex presidente della commissione antimafia e “saggio” tra i dieci indicati dal presidente Giorgio Napolitano sembra quindi essere stato fatto accomodare ai blocchi di partenza. E’ ritenuto un uomo del dialogo con il centrodestra, ma proprio per questo ha raccolto via via sempre più reazioni a dir poco tiepide dalla base del centrosinistra, nonostante la sua lunga militanza (si iscrisse al Pci nel 1979 e seguì la svolta della Bolognina nel 1991). Anche perché nella memoria di molti è rimasto il discorso risuonato alla Camera, quando nel 2003 ricordò – rivolgendosi ai banchi del governo ai quali si trovava Berlusconi – quali garanzie erano state date al Cavaliere: “L’onorevole Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso ma nel 1994, che non sarebbero state toccate le televisioni quando ci fu il cambio di governo. Lo sa lui (Berlusconi, ndr) e lo sa anche l’onorevole Letta. Comunque a parte questo la questione è un altra: voi (Pdl, ndr) ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni, ma durante il governo di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte”.
Il nome di Violante, dunque, sembra proprio non rispecchiare quella voglia di “cambiamento” tante volte promossa a slogan per formare un governo. Motivo fondamentale, peraltro, per lo stesso Bersani per dire no così tante volte a un governo di larghe intese auspicato dal Quirinale. Detto in termini più chiari Violante potrebbe raccogliere certo i voti di una parte di centrosinistra e di una parte del centrodestra, ma non certo del Movimento Cinque Stelle che già tentenna sul nome di Prodi (del quale tutto si può dire tranne che sia mai stato incline al dialogo con Berlusconi e i suoi).
Il primo a lanciare Violante, dunque, è stato Fabrizio Cicchitto, intervistato sul Corriere della Sera di oggi. L’ex capogruppo alla Camera del Pdl è uno dei fedelissimi del Cavaliere. Difficile che parli con il Corriere e lo faccia a vanvera. Dice: “Non possiamo ricorrere a una formula sbiadita, mandare al Quirinale una figura smorta. Serve una scelta al massimo livello. Una personalità che pacifichi il Paese, chiuda una stagione, e vari un governo d’emergenza, con il meglio delle classi dirigenti dei due grandi partiti e dei due mondi, centrosinistra e centrodestra” con “il meglio di Pd e Pdl a partire da Bersani e Alfano, e con esperti che siano espressione delle due culture”. E dunque i nomi quali sono? Gianni Letta e “dall’altra parte, paradossalmente, Luciano Violante”. Perché proprio Violante? “Lui che ha cavalcato la fase dell’uso politico della giustizia – spiega l’esponente del Pdl – è l’unico ad avere la forza per provare a chiuderla, e promuovere una nuova pacificazione italiana. Violante non vuole rimanere appiccicato all’immagine di chi ha guidato dal 1992 in poi i momenti più duri di una guerra civile fredda. Vuole superarla. E ha l’autorità per farlo”. La garanzia per Berlusconi, appunto. La riflessione “è mia”, sottolinea Cicchitto, ma “ne ho parlato con Berlusconi. C’è un dibattito in corso. Al momento accordi non ce ne sono”. Visto che “il gioco al massacro ci sarà comunque”, qualsiasi nome venga scelto, “questo stallo va affrontato virilmente”.
A ruota è seguita la riflessione di La Russa: “Se fossi costretto a votare qualcuno di sinistra sceglierei Luciano Violante – spiega tra il serio e faceto a Un giorno da Pecora, su Radio Due Rai – perché lui almeno nelle dichiarazioni è il più presidenzialista di tutti”. L’ex ministro della Difesa e cofondatore di Fratelli d’Italia cancella presto l’ipotesi di Bersani al Colle (per dire il vero non attendibile): “Se me lo chiedesse Berlusconi? Ne dobbiamo parlare, non c’è un no per nessuno a priori”.