Costituita un'agenzia federale per combattere la pornografia online, anche se per gli attivisti solo si tratta di un modo per eliminare contenuti sgraditi a Putin. I social media cancellano messaggi per evitare di essere oscurati, YouTube oppone resistenza
L’obiettivo dichiarato è proteggere i più piccoli. Il risultato è che basta una segnalazione anonima per far chiudere qualsiasi sito internet. La Russia sta applicando la legge 89417-6. “Sulla protezione dei bambini dall’informazione pericolosa per la loro salute e il loro sviluppo”, approvata tra mille polemiche lo scorso luglio, e sta chiedendo a Wikipedia, Facebook, Twitter e YouTube di rimuovere i contenuti “pericolosi”. Nel mirino dei legislatori ci sono la pedopornografia, la promozione di stupefacenti e i materiali che “istigano al suicidio“, ma i primi ad essere chiusi sono stati siti del tutto innocui. I social media stanno cancellando messaggi e pagine incriminate per evitare di essere oscurati, scrive il New York Times, e solo il portale video di Google sta opponendo resistenza. Per gli attivisti si tratta dell’ennesima stretta contro il web: la legge, dicono, è fatta per essere applicata ai contenuti sgraditi a Vladimir Putin. E intanto la blacklist cresce a ritmi vertiginosi.
Si chiama Roskomnadzor. E’ l’Agenzia Federale per la Supervisione delle Comunicazioni, dell’Information Tecnology e dei Media. Un moloch burocratico di stampo sovietico cui la legge fornisce un potere pressoché illimitato sul web. Funziona con il meccanismo delle segnalazioni anonime, spiega DigitalTrends: quando un utente considera non appropriato un contenuto e lo segnala al Roskomnadzor, la url finisce sulla lista nera (zapret-info.gov.ru) e l’agenzia invia un richiamo al proprietario del materiale e al provider. Nel caso in cui il primo non rimuova le pagine segnalate entro 3 giorni, il secondo è tenuto a bloccare l”accesso all’intero sito. “Siamo colpevoli fino a prova contraria – ha spiegato Dmitry Homakom, proprietario di Lurkmore.to, sito di satira, tra i primi ad essere censurati per un articolo sulla marijuana, lo scorso novembre – e quando veniamo segnalati dobbiamo essere in grado di provare di non avere fini criminosi”.
I social network hanno deciso di collaborare con le autorità. Il più zelante è Twitter, che ha cancellato alcuni cinguettii che si riteneva potessero “incoraggiare sentimenti suicidi” e altri che parlavano di stupefacenti. Il caso più famoso è quello di Sultan Suleimanov (@sult) che il 31 ottobre 2012 aveva twittato: “Amici, suicidatevi, è divertente. Io ci ho provato, mi è piaciuto molto e domani lo farò di nuovo”. Un tweet ironico che non è riuscito a solleticare il senso dell’umorismo dei burocrati della Roskomnadzor, che hanno invece plaudito alla sollecitudine del social network: “Twitter è attivamente impegnato a cooperare”. Molto collaborativo anche Facebook, che a fine marzo ha chiuso su richiesta di Mosca “Club Suicid”, pagina fan di stampo umoristico. La valutazione della pericolosità dei messaggi è totalmente arbitraria e non prevede alcuna procedura giuridica.
La gogna è toccata anche a Wikipedia, cui la Roskomnadzorn ha contestato un articolo che illustrava i vari modi di fumare la cannabis. L’enciclopedia ha così accettato di modificarne i contenuti in una maniera “che ora soddisfa le nostre esigenze”, ha fatto sapere Vladimir Pikov, portavoce dell’agenzia. Che ora chiede la modifica di altri 11 articoli. YouTube, invece, ha deciso di resistere. Le autorità avevano chiesto al portale video di Google di rimuovere un filmato che spiegava come costruire un trucco per la notte di Halloween: una lametta da barba che pare conficcata in un polso. Orrido sì, ma innocuo. Il video è stato bloccato oltrecortina, ma YouTube ha fatto causa all’agenzia: la prossima udienza del processo è fissata per il 26 aprile. La censura comincia dalle piccole cose e nella Russia che ha condannato al carcere le Pussy Riot e vieta la “propaganda gay” in pubblico sono in molti a prevedere una nuova stretta alla libertà di pensiero. I blogger e gli intellettuali che a luglio avevano protestato contro l’approvazione della legge avvertono: le autorità vogliono mettere sotto controllo la Rete. “Anche se la legge ha lo scopo di proteggere i bambini – ha spiegato a Wired Sahar Halaimzai, portavoce di Pen International, tra le più autorevoli associazioni internazionali di letterati – si è arrivati ad un più alto livello di controllo da parte del governo (…) il che è allarmante in un contesto in cui l’opposizione e i gruppi religiosi sono sottoposti a censura e tv e giornali sono controllati dallo Stato”. “Abbiamo riscontrato un significativo aumento di restrizioni alla libertà su internet”, ha fatto sapere l’Agora Human Rights Association. I numeri ufficiali parlano chiaro: i siti finiti nella blacklist sono più che triplicati in meno di un mese, arrivando a quota 1.479.