È entrata nel vivo la campagna referendaria a Bologna per decidere se il Comune e lo Stato devono finanziare la scuola privata o invece sostenere la scuola pubblica. Molte sono le contestazioni anche da sinistra sul referendum per negare finanziamenti alle scuole private. Alcuni le difendono dicendo che spesso sono meglio delle pubbliche statali. Che le private siano migliori delle pubbliche è spesso verissimo ed è il classico argomento per declassare le pubbliche sempre più in favore delle private. Se la logica è questa conviene chiudere le pubbliche e dare tutti i soldi alle private, che ci pensino loro e lo Stato forse risparmia pure: è questo che si intende per “senza oneri per lo Stato”? Ma è una logica perversa contro la libertà e contro la Costituzione. Se si è d’accordo allora va bene così, se non si è d’accordo e si pensa che la scuola sia il cardine fondamentale di una nazione allora occorre combattere per la scuola pubblica e per l’attuazione della costituzione italiana.
La sinistra tradisce se stessa accettando di negare un diritto, togliendo risorse alla scuola pubblica in favore della privata. Tutto il resto sono chiacchiere e fumo negli occhi. Che si leggano Piero Calamandrei e Stefano Rodotà per favore, contestino loro invece di alzarsi in cattedra pseudofilosofica e decretare, come fa il filosofo Cacciari: “macché principi, è solo questione di soldi”! Ecco, gente di sinistra, almeno voi distinguetevi dal sodalizio con PDL, Lega nord, la Curia ecc., dite e fate qualcosa di sinistra per favore.
E il Sindaco Virginio Merola che in un referendum chiesto dal suo popolo bolognese, che si impegna ad aprire la campagna del “comitato per il no” cioè la risposta B? Da arbitro si trasforma in giocatore contro l’altra squadra? ritengo si tratti di un conflitto se non di interessi sicuramente un conflitto e un equivoco di dignità politica.
Se poi vince il Sì, o il quesito A, il Sindaco che fa? Si dimette? O tira dritto, come dice il consigliere Paruolo? Ce lo dica.
C’è poi questo consigliere regionale del Pd, Giuseppe Paruolo, che su Twitter scrive: “Mi dispiace Marescotti: i bambini delle materne non hanno bisogno nè di clericali nè di anticlericali”.
Ora va bene la polemica anche spicciola. Ma questa di Paruolo dirigente sommo del PD locale dimostra qualche lacuna di cultura elementare, quasi materna. Ma mettendo sullo stesso piano clericalismo e anticlericalismo dimostra soprattutto che essere prevenuti per partito preso si perdono di vista anche le basi elementari della politica. Almeno quella che pretende di essere di sinistra. Poi Paruolo sinceramente non saprei.
“La parola clericalismo indica un agire in senso politico che mira alla salvaguardia e al raggiungimento degli interessi del Clero e, conseguentemente, si concretizza nel tentativo di indebolire la laicità di uno Stato attraverso il diretto intervento nella sfera politica e amministrativa da parte di sostenitori (anche non appartenenti al Clero, o talvolta non credenti). Al clericalismo si contrappone politicamente il laicismo e l’anticlericalismo.” (wikipedia).
“Più genericamente il termine clericale (usato soprattutto in tono polemico dagli avversari, mentre i fautori di questa politica adoperano cattolico o, addirittura, cristiano) indica i sostenitori di una partecipazione determinante del clero alla vita politica e al governo dello Stato, con un programma ispirato ai principi e alle esigenze dell’autorità ecclesiastica (…). In parole composte, appartenenti soprattutto alla pubblicistica polemica, si abbrevia in clerico (clerico–monarchico, c
Il clericalismo è quella politica che sostiene l’ingerenza del clero in politica e nella gestione dello Stato. È un valore negativo.
L’anticlericalismo è quella espressione politica che lo combatte. È un valore positivo. Per Paruolo e il PD bolognese sono due mali uguali? o cosa sostengono in definitiva? È da questi presupposti che parte la difesa del finanziamento pubblico alla scuola privata?
La scuola non ha bisogno né di clericali né di anticlericali? Certo ma questo si può ottenere unicamente nella scuola pubblica: laica, gratuita e aperta a tutti. Per questo il 26 maggio 2013 voterò la risposta A al referendum