Arianna Bassoli ha lavorato in California, Dublino, Londra e nella Capitale. Ora è imprenditrice a Berlino e dell'Italia dice: "Trovare un'occupazione che rispecchia le proprie passioni? Quasi impossibile. Troppa burocrazia e compromessi"
Il lavoro ideale l’aveva trovato a Dublino, più di dieci anni fa. “Ma era una situazione troppo bella per essere vera, infatti è finita”. Da allora Arianna Bassoli, 35 anni e una laurea in scienze della comunicazione, ha cambiato città tre volte: Londra, Roma e Berlino. Il primo contratto di lavoro è arrivato pochi mesi dopo la fine dell’università: due anni come ricercatrice al Media Lab Europe di Dublino. “Avevo uno stipendio buono, tanta libertà d’azione e colleghi che provenivano da tutto il mondo. Pur essendo molto giovani lavoravamo con creatività e spirito d’iniziativa, ma avevamo anche tante responsabilità”. Finita quest’esperienza Arianna si sposta a Londra per un master in Information Systems alla London School of Economics. Rimane nella capitale britannica quattro anni, compresa una fuga di sei mesi alla University of California per uno scambio di dottorato. Rientrata in Europa decide che è tempo di tornare a casa. Lascia Londra e si trasferisce a Roma con l’incarico di consulente tecnologico al Miur.
“Anche se all’inizio avevo giurato che non sarei mai tornata in Italia, il mio paese ha iniziato a mancarmi, avevo già passato quasi dieci anni all’estero e poi volevo portare a casa un po’ di quello che avevo imparato”. Tre anni in Italia sono sufficienti a farle tornare la voglia di andare via. “Quel periodo mi è servito a realizzare ciò che già sapevo: in Italia per una persona ambiziosa riuscire a fare un lavoro che rispecchia le proprie passioni è quasi impossibile. Troppa burocrazia, troppi compromessi e poi Roma è in assoluto la città più difficile dove ho mai vissuto”. La tappa successiva è Berlino, una città sufficientemente giovane e creativa per provare a dare vita a una startup. Si chiama Frestyl, un’applicazione geolocalizzata che permette ad appassionati di musica, organizzatori, band e gestori di locali di condividere gli eventi musicali a cui partecipano o che promuovono, in modo che gli utenti possano individuarli rispetto alla loro posizione geografica. A differenza del passato, questa volta per Arianna il cambio di città coincide con una svolta ancora più radicale: segna il suo ingresso nel mondo dell’imprenditoria. “La vita da imprenditore è molto difficile, stressante, ma anche molto stimolante. È il massimo dell’indeterminatezza tanto che mi capita di non sapere se riuscirò a pagarmi l’affitto. Capisco che ha più senso buttarsi in questo settore a vent’anni perchè si ha bisogno di meno cose, meno soldi, meno certezze. Io ne ho trentacinque e mi sento già vecchia”.
Insieme alle due compagne d’avventura, l’americana Johanna Brewer e l’italiana Emanuela Tumolo, Arianna ha trascorso tre mesi in un acceleratore berlinese per sviluppare l’idea da cui sono partite. Ciò che rende eccezionale Frestyl è anche il fatto che, come raramente accade, sia una startup totalmente al femminile. “Nello spazio di coworking dove lavoriamo sono quasi tutti uomini e noi, tre ragazze su un progetto, abbiamo attirato molto l’attenzione. Soprattutto perché parliamo più di tutti gli altri e con toni anche più alti. Spesso gli altri ragazzi pensano che stiamo litigando, ma noi ogni volta spieghiamo che è il nostro modo di lavorare. È una cosa che succede a lavorare tra donne: si parla di più, c’è più comunicazione, ma anche meno praticità. Si gira intorno ai problemi alla ricerca della soluzione giusta che spesso vuol dire pensare tanto e concludere meno”. Per il 2013 Arianna non ha ancora fatto programmi. Forse resterà in Germania o forse no. “Berlino mi piace, ma non devo necessariamente rimanerci, vediamo quello che arriva. Per ora sto dando tutto a questo progetto, sono cresciuta e ho imparato tanto, ma sono aperta anche a un cambiamento”.