Il presidente di Piccola Industria avverte che "bisogna lavorare insieme per salvare le fabbriche". E chiede un minuto di silenzio per denunciare la "forte emergenza economica di fronte alle imprese che hanno chiuso i battenti"
Un “patto di fabbrica per ricostruire il Paese e per una nuova rivoluzione industriale”. E’ l’appello rivolto ai sindacati da Vincenzo Boccia, presidente di Piccola Industria di Confindustria, che ha spiegato: “Bisogna lavorare insieme per salvare le fabbriche”. Un’azienda che chiude ”è come un lutto in famiglia”, ha aggiunto, chiedendo un minuto di silenzio al convegno di imprenditori da cui è intervenuto a Torino. “Un silenzio di denuncia”, di fronte alla “forte emergenza economica”, alle imprese “che hanno chiuso i battenti”, a “quanti non ce l’hanno fatta” e a chi “continua a resistere”.
“Possiamo fare tanto ma da soli non ce la faremo”, ha spiegato all’appuntamento biennale della Piccola Industria. “Dobbiamo salvare il Paese, occorre una assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori in gioco”. Un patto dei produttori, sottolinea il leader della Piccola Industria, è “un dovere e una responsabilità” nel momento “più difficile della storia della nostra Repubblica”. Un accordo che “deve basare le fondamenta sulle corresponsabilità di tutti per la convergenza e la competitività, per essere un Paese che vive di confronto e non muore di conflitto”. Il sindacato e Confindustria sono quindi “chiamati a un ruolo di grande responsabilità, consapevoli dell’emergenza e della necessità di dare un colpo di reni, di reagire immediatamente e recuperare quello spirito di comunità che abbiamo perso”.
Boccia ha sottolineato infine che “bisogna lavorare insieme per tornare a quello spirito del dopoguerra che porti a passare dagli interessi alle esigenze del Paese, che ci guidi insieme a scrivere una agenda della competitività consapevoli della certezza che una nazione senza fabbriche è una nazione senza lavoratori e senza imprenditori”. E ha concluso lanciato un messaggio ai politici: “Se riusciremo a farlo insieme, allora potremmo con più forza chiedere alla politica di fare altrettanto”.