L’autorità giudiziaria aveva sottoposto a sequestro lo stabilimento perché l’inquinamento prodotto da Ilva, se avesse continuato a produrre, aggravava le conseguenze dei reati commessi e ne avrebbe cagionati di nuovi. Il decreto del governo, però, non si era limitato a impartire a Ilva le disposizioni cui gli impianti avrebbero dovuto uniformarsi (la cosiddetta AIA) ma aveva anche autorizzato la riapertura degli impianti. Il che, considerato che la messa a norma dello stabilimento sarebbe avvenuta, secondo la legge, non prima della fine del 2014 (ma in realtà, secondo il parere di tutti i tecnici, non prima del 2017/18), significava praticamente consentire l’inquinamento fino alla scadenza di questo termine. Come ulteriore conseguenza, gli eventuali reati commessi in questo periodo non sarebbero stati perseguibili perché di fatto “legittimati” dal decreto. E questo si che incideva sulla obbligatorietà dell’azione penale: reati punibili a norma di codice penale e leggi speciali ma di fatto autorizzati da altra legge dello Stato. Attenzione: è vero che il decreto Ilva prevede salate multe (amministrative, non penali) in caso di violazione delle norme AIA. Ma questo non ha nulla a che fare con reati commessi prima della scadenza del termine per la messa a norma degli impianti che, si ripete, sono di fatto “depenalizzati” dall’autorizzazione contenuta nel decreto a mantenerli aperti e a proseguire l’attività.
È dunque sotto questo profilo che la legge dovrebbe essere ritenuta incostituzionale; ma di ciò nulla dice la Corte. Il che non vuol dire che nella motivazione della sentenza il problema non sarà affrontato. Ma certo la soluzione appare difficile. Ilva è in piena attività per espressa disposizione di legge, anche se i suoi impianti non rispettano la normativa AIA (ci vogliono quasi due anni prima che ciò avvenga), l’inquinamento continua e la gente certamente avrà tempo per ammalarsi e anche morire. Il tutto senza conseguenze penali; cosa diavolo volete, risponderanno i responsabili di Ilva alla Procura che cercherà di processarli per i reati commessi dalla data di emissione del decreto e fino al 2014, ci ha autorizzato Clini.
Il Fatto Quotidiano, 12 Aprile 2013