Per Umberto Bossi si avvicina la scissione dalla Lega. O forse no. A cinque giorni dal tradizionale raduno di Pontida, il Senatur, accompagnato dalla moglie Manuela e da alcuni fedelissimi, avrebbe depositato presso un notaio gli atti per la nascita di un nuovo soggetto politico. Bossi, però, secondo quanto riferisce l’Agi, nega di volere fondare un nuovo partito: “Non ci penso proprio”, spiega, e specifica che l’onorevole Giuseppe Leoni ha solo fatto “un’associazione culturale”. Nei giorni scorsi, infatti, Il Fatto Quotidiano aveva anticipato che un atto fondativo di un nuovo soggetto politico era già stato depositato dall’ex senatore Giuseppe Leoni. “Aspettiamo il raduno storico del 7 aprile – aveva ammesso Leoni – ma serve un nuovo contenitore”. In serata, poi, il Senatur rassicura Maroni con una telefonata e puntualizza che anche sulle espulsioni, sulle quali nelle ultime settimane ci sono state tensioni tra bossiani e maroniani, “alla fine poi tutto passa da me da Maroni e da Calderoli. Il resto sono chiacchiere”.
”Non lo immaginavo e non ci credo, se è così Bossi è stato consigliato male”, commenta a caldo ai microfoni di Radio Popolare il sindaco leghista di Varese Attilio Fontana. “Sono convinto che Bossi nonostante tutto non farà mai una cosa del genere – prosegue – . Se qualcosa di ciò ha fatto, qualcuno lo ha consigliato male per l’ennesima volta. Credo e mi auguro che Umberto abbia la capacità e il coraggio di dire no a questa scelta”. Fontana però aggiunge che “purtroppo c’è da tempo qualcuno che gli sta dicendo e raccontando cose non vere, e alla fine lui rimane colpito e condizionato da queste cose non vere”.
A Pontida, a chi gli domandava se avesse considerato la possibilità di dar vita a un altro partito il Senatur ha risposto: “Io non voglio distruggere la Lega. Se ci sono cose da migliorare si migliorano, ma senza distruggere. Se la gente è venuta a fischiare c’è un motivo, altrimenti venivano ad applaudire. La gente della base è stata messa al bando, viene presa a calci in culo perciò reclama”. Infatti negli ultimi mesi si sono susseguite diverse epurazioni di bossiani dal Carroccio e anche Leoni pochi giorni fa aveva spiegato che, data la situazione, “è ovvio che si arriverà a creare un contenitore politico”. Tutto dipende da Maroni, aveva aggiunto perché “bisogna vedere se la strategia del segretario è azzerare il partito”.
Epurazioni che, oltre a toccare la Lombardia, riguardano anche il Veneto. Sabato 13 aprile infatti si riunisce il consiglio nazionale della Liga Veneta chiamato a decidere, tra le altre cose, delle possibili sanzioni per alcuni militanti ‘dissidenti’ del Carroccio, compresa la ‘pasionaria’ Paola Goisis, ex deputata e fedelissima di Bossi. Mercoledì scorso al consiglio lombardo sono state avanzate le richieste di espulsione per Marco Reguzzoni, Alberto Torazzi, Marco Desiderati e Giovanni Torri. Oltre a Goisis, a rischiare i colpi di ramazza sono l’ex parlamentare Corrado Callegari e i consiglieri regionali Cristiano Corazzari, Giovanni Furlanetto e Vittorino Cenci, ‘rei’ di aver preso parte alla cosiddetta ‘serrata di Mestre’, dove una cinquantina di militanti hanno aspramente contestato Leonardo Muraro, nominato commissario del Carroccio per la provincia di Venezia dal segretario Flavio Tosi.
I dissidenti rischiano ora sanzioni. In ordine: richiamo scritto, sospensione ed espulsione, la più severa delle pene. Trattandosi di esponenti della Lega con oltre 10 anni di militanza alle spalle, un’eventuale espulsione dovrà passare dal consiglio disciplinare, organo del federale a cui spetta l’ultima parola, composto da 6 membri più Umberto Bossi. Solo per i consiglieri regionali e i parlamentari in carica è previsto invece che a decidere, in caso di ‘cartellino rossò, sia il solo Senatur. Ma per Goisis e Furlanetto, ormai ex deputati, a decidere sarà l’intero consiglio disciplinare, non ricoprendo ormai alcuna carica elettiva. Sempre che domani si decida di procedere con la resa dei conti.