Il sindaco di Firenze: "A Roma tagliano fuori i miei quasi da tutto, alla Camera fanno cinque vicepresidenti del gruppo Pd ma noi non ci siamo". Ed esclude per il momento un tandem con Barca: "L'ho visto una sola volta: mi trattò come un ragazzino"
“Mi sono stufato di prendere schiaffi in faccia tutti i giorni”. Matteo Renzi, in un’intervista sulla Stampa si sfoga parlando delle ruggini nel Partito democratico. “Che diavolo ho fatto per meritare un trattamento così? Ho sfidato Bersani a viso aperto, e dopo le primarie ho fatto la campagna elettorale sostenendolo lealmente. Non mi sono messo di traverso mai, nè prima nè ora, anche se molte cose non mi convincono. Ho detto solo: fate qualcosa, qualunque cosa, ma fatela in fretta. In risposta mi è arrivato sulla testa di tutto, compresa la mortificante vicenda del grande elettore…”. L’esclusione dalle liste degli elettori del prossimo presidente della Repubblica brucia molto al sindaco di Firenze che aggiunge di essere “stufo dell’immagine che mi stanno cucendo addosso: uno che sta sempre lì a sgomitare, a chiedere e a protestare”. Si tratta dell’ennesimo sfogo dopo le frecciate reciproche in occasione dell’esclusione del sindaco di Firenze da coloro che eleggeranno il prossimo capo dello Stato e dopo l’incontro con D’Alema.
“Facciano quello che vogliono – afferma – io mi sono stancato. Vogliono mettere in campo Barca? Lo facciano. Vogliono puntare sulla Boldrini? Ci puntino. Io leggo i sondaggi su di me e sono contento, la gente continua ad avere fiducia. Che se la vedano loro: se hanno bisogno, se pensano di aver bisogno di me, mi chiamano”. Nel frattempo “me ne sto a Firenze e faccio il sindaco”.
Renzi è duro, chiarisce che la base gli sta facendo terra bruciata intorno, ponendo ostacoli non solo a lui, ma anche a chi gli è vicino. “A Roma, tagliano fuori i miei quasi da tutto, alla Camera fanno cinque vicepresidenti del gruppo Pd ma noi non ci siamo”, afferma il sindaco. Infine sull’ipotesi di un tandem Barca-Renzi il sindaco risponde: “Ci conosciamo pochissimo. Una volta andai da lui ministro da pochissimo, a chiedere soldi per Firenze: disse che non ne aveva e mi trattò come fossi un ragazzino. E’ la cosa che meno sopporto: praticamente mi alzai e me ne andai”.
Ma c’è anche chi lo sostiene. Michele Salvati, direttore della rivista Il Mulino e ritenuto ideatore ante-litteram del partito democratico in un colloquio col Mattino elogia il sindaco di Firenze: “Nel caso si tornasse subito alle urne, Renzi a me pare il solo in grado di vincere e chiudere questa stagione evitando altri danni“. Per Salvati il compromesso tra ex ds ed ex della Margherita ormai è “saltato” e lasciare fuori Renzi dai grandi elettori è “una storia ridicola” anche perché a Bersani “sarebbe bastata una telefonata per dire a uno dei suoi di farsi da parte”. E la vicenda ora peserà sicuramente “sul voto per il successore di Napolitano, visto che la pattuglia renziana conta su cinquanta grandi elettori”.
Ed emergono ulteriori dettagli della vicenda delle “telefonate romane” sulla questione dei Grandi elettori. “Non sono abituato a raccontare balle. Io ho parlato con Bersani che ha detto ‘sono problemi vostri, risolveteveli”. A parlare è Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. Quanto alla decisione del gruppo Pd che con 12 voti contro 10 ha deciso per la candidatura dello stesso Rossi e del presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci, “occorreva chiedere con forza a me o a Monaci di stare a casa. E ciò non è stato fatto”.
Ma i bersaniani continuano a difendere il segretario del Pd. Alessandra Moretti, dai microfoni di Tgcom 24 attacca il sindaco di Firenze: “Sull’esclusione di Renzi non imputerei responsabilità a Bersani che ha cose importanti a cui pensare per il Paese. Un ruolo per Renzi? Il partito è pieno di prima donne. Ci sono tante risorse con un approccio diverso, meno correntista e più coerente al progetto alto del Pd’’. E relega la vicenda di Renzi a “questione regionale”, affermano di non temere la scissione nel partito.