Negli Stati Uniti gli avvocati Strauss e Anziska portano avanti la denuncia collettiva degli studenti di una ventina di facoltà, ritenute colpevoli di avere “violato le leggi a tutela dei consumatori diffondendo dati falsi circa le percentuali di laureati che trovano lavoro dopo i loro diplomi”
Laurearsi col massimo dei voti non garantisce di trovare un lavoro all’altezza della propria preparazione accademica. Anche negli Stati Uniti. E così tanti studenti finiscono, ad esempio, a fare i commessi nei grandi magazzini a meno di dieci dollari l’ora. Un motivo sufficiente per fare causa alle università, colpevoli di aver “violato le leggi a tutela dei consumatori diffondendo dati falsi circa le percentuali di laureati che trovano lavoro dopo i loro diplomi”. E così due avvocati, Strauss e Anziska, stanno portando avanti in Usa una class action promossa dagli studenti di una ventina di facoltà che hanno lanciato una denuncia collettiva contro i propri atenei.
Crisi e disoccupazione picchiano duro su tutti in America, colpendo anche chi ha investito tanta fatica e soprattutto tanti, tantissimi soldi, nella propria formazione. Secondo la denuncia, se fossero stati pubblicati i numeri reali molti studenti non si sarebbero mai iscritti. E in California, dove le leggi a difesa del consumo sono molto più rigide di altri Stati, i giudici hanno accolto cinque ricorsi presentati contro altrettanti atenei, come San Francisco’s Golden Gate University, Soutwestern, San Diego’s Thomas Jefferson, University of San Francisco e California Western School of Law. Tutte facoltà in cui studiare costa in media 40mila dollari l’anno.