Ha fama di comunicatore, di un affabulatore, di uno spiritello mediatico. Eppure, sotto l’accento toscano marcato con tattica e una serie di vacui motti riempiti con cifre a casaccio, sotto Matteo Renzi c’è il nulla: in senso televisivo, non politico.
Ha sofferto le domande di Bruno Vespa a Porta a Porta, che quasi l’ha ridicolizzato, ovviamente senza intenzione, non ne sarebbe capace per senso di ospitalità. Quella sera, conclusa a Rai1 con la cravatta viola Fiorentina, il sindaco l’aveva cominciata a La7 da Enrico Mentana, che forse ne apprezza la simpatia, ma che certamente non l’ha aiutato: non per negatività personale, ma perché Matteo inciampa da sé. A volte con l’italiano, come accaduto da Maria De Filippi. A volte con la logica, come nei ragionamenti su Pier Luigi Bersani: vuole il segretario presidente del Consiglio, vuole un governo subito con un inciucio che non si chiami così oppure che si vada presto a votare.
Non ce l’ha con il segretario, precisa, è che non riesce a spiegare la sua strategia di partito a chi intuisce soltanto la sua ossessiva ambizione. Al gran circo di Amici, Renzi si è presentato con un giubbotto stile Fonzie: non c’è cosa peggiore di un giovane vecchio fare il giovane per non sentirsi fuori luogo.
Ai ragazzi di Maria, che ha salutato come se fosse la venere di Milo, Matteo ha raccontato le parabole dei giovani di talento, le tenaglie di un paese decrepito, infine ha distribuito il solito distillato di speranze che Obama ha rottamato cinque anni fa. Ma per il sindaco è come importare la Coca Cola nel blocco sovietico, però quando il blocco e il muro non esistono più. A un Vespa stupito per cotanta insistenza mediatica, Renzi ha risposto con un elenco di buoni motivi: se una trasmissione fa 6 o 7 milioni di telespettatori non va ignorata.
Dunque potremmo aspettarci una comparsata in Beautiful o nei Cesaroni 6. Chi vende tappetti o pentole senza coperchi deve, per forza di cose, parcelle e stipendi, mirare a una platea ampia, molto profilata e si spera munifica. Renzi ha mirato al pubblico di Amici per un messaggio elettorale, non perché fa meno di sinistra e più da baretto fare due chiacchiere con Maria e insaponare quattro concetti: “Io penso che se tutti insieme riusciremo a dare la dimostrazione che coltivando un sogno uno può raggiungere un obiettivo…non so se voi potrete vincere o perdere, magari perderete la battaglia, però non perderete la faccia che è la cosa più importante”.
S’è scritto più volte che Renzi sia un fenomeno mediatico rispetto a Bersani e che il paragone con Nichi Vendola non possa mai reggere perché il governatore ha tempi da funzioni liturgiche, ma non si è mai affrontata la sostanza televisiva del primo cittadino. Ok, approvata la forma, dicono che sia innovativo (sempre con l’Iphone a disposizione di polpastrelli): ma la pesca a strascico, la battuta efficace, il sorriso plastico sono novità?
Oppure ricordano soltanto qualcuno che ancora non ha rimpiazzato la nostra memoria, che ci faceva ridere però gli abbiamo creduto, che ci faceva pensare però l’abbiamo combattuto, che ci faceva amare e odiare però abbiamo ceduto. Sbirulino, ci manchi.
il Fatto Quotidiano, 14 Aprile 2013