stabilirlo è un nuovo studio realizzato in collaborazione tra l’Istituto di ricerca Sbarro Health Research Organization di Philadelphia il Dipartimento di medicina, chirurgia e neuroscienze dell’Università di Siena, il Lombardi Cancer Center, la Georgetown University e l’università di L'Aquila (Italia)
Il cioccolato come freno allo sviluppo delle patologie neurodegenerative. A stabilirlo è un nuovo studio realizzato in collaborazione tra l’Istituto di ricerca Sbarro Health Research Organization di Philadelphia il Dipartimento di medicina, chirurgia e neuroscienze dell’Università di Siena, il Lombardi Cancer Center, la Georgetown University e l’università di L’Aquila (Italia).
I ricercatori hanno mostrato che i polifenoli del cacao stimolano la neuroprotezione mediante attivazione del ‘pathway’ di sopravvivenza del fattore neurotrofico cerebrale Bdnf (il sostegno per la sopravvivenza dei neuroni) “sia su cellule trattate con placche Ab, sia su cellule trattate con oligomeri di Ab – precisa lo studio – con conseguente contrasto della distrofia dei neuriti”. I risultati, pubblicati sulla rivista ‘ Journal of Cellular Biochemistry’ possono avere importanti implicazioni per la prevenzione del deterioramento cognitivo negli anziani e nelle malattie neurodegenerative (come l’Alzheimer e il Parkinson), contrastando la progressione della malattia.
Negli ultimi anni una serie di lavori scientifici avevano già evidenziato gli effetti neuroprotettivi dei polifenoli in modelli cellulari e animali. Tuttavia, la maggior parte di questi studi si era concentrata sulle proprietà anti ossidanti di questi composti, piuttosto che sul meccanismo (o sui meccanismi) di azione a livello cellulare e molecolare. “I nostri studi – spiega Annamaria Cimini dell’università degli studi di L’Aquila – dimostrano, per la prima volta, che i polifenoli del cacao non agiscono solo come un mero antiossidante perché, direttamente o indirettamente, sono capaci di attivare il pathway di sopravvivenza di Bdnf contrastando la morte neuronale”. Secondo Antonio Giordano, fondatore e direttore dell’Istituto Sbarro per la Ricerca sul cancro e medicina molecolare, “comprendere il potenziale di prevenzione e il meccanismo d’azione di un alimento funzionale – avverte – può rappresentare un mezzo per limitare la progressione del deterioramento cognitivo”.