Nell'indagine, coordinata dalla Procura, i Carabinieri hanno sgominato un radicato traffico di cocaina e prostituzione, fermando due 'colleghi' della narcotici, uno della Digos e uno dell'Immigrazione
Colpo durissimo per la polizia di Stato. Sono sei gli agenti della Questura di Piacenza – quattro in servizio da anni alla sezione narcotici della Squadra mobile, uno alla Digos e uno all’Immigrazione – che sono stati arrestati dai carabinieri del Comando provinciale di Piacenza nell’ambito di una maxioperazione antidroga. Oltre a loro sono finite in manette altre sette persone: un pensionato piacentino, un agente della polizia penitenziaria e stranieri di nazionalità sudamericana. Mentre altri cinque agenti sono indagati a piede libero.
Alle prime luci dell’alba si sono svolti gli arresti e le relative perquisizioni nelle abitazioni e nei loro uffici all’interno della Questura. Sono stati tutti arrestati su ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla Procura della Repubblica di Piacenza, che ha supportato le indagini dell’Arma, e firmata dal Gip. L’indagine riguarda un radicato traffico di droga, prevalentemente cocaina, ma anche l’ambito dello sfruttamento della prostituzione.
Nell’indagine, coordinata dai sostituti procuratori Michela Versini e Antonio Colonna, sono finiti in manette un ispettore superiore e tre assistenti capo in servizio nella Squadra mobile della polizia, un assistente capo della Digos, un ispettore dell’ufficio Immigrazione della Questura e un ispettore della polizia penitenziaria del Nucleo investigativo centrale del dipartimento dell’amministrazione giudiziaria.
Numerosissimi i reati contestati, che riguardano: episodi di acquisto di cocaina destinata al commercio, per quantitativi variabili da 70 grammi a 1 chilogrammo. Falsificazione di atti d’ufficio da parte di pubblici ufficiali al fine di garantire l’impunità a coindagati per determinare l’archiviazione di procedimenti penali (laddove invece erano emersi elementi di responsabilità a carico di congiunti di un coindagato).
Attività di contraffazione di documenti e conseguente illecito rilascio, mediante induzione di errore del funzionario preposto, di permessi di soggiorno, anche al fine di favorire la permanenza sul territorio di persone dedite all’esercizio della prostituzione, la cui attività perciò veniva favorita in violazione della legge 75/1958 (legge Merlin).
Attività di procacciamento, da parte di pubblici ufficiali indagati, di alloggi destinati all’esercizio dell’attività di prostituzione e di intervento in caso di controlli di polizia per impedire l’identificazione e la conseguente espulsione, impedendo con l’esecuzione di relativi ordini emessi dal questore. Inoltre compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio in cambio di utilità economica e di sollecitazione al privato di dazione di denaro in cambio del compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio.
In sostanza, i poliziotti in collaborazione con una banda di spacciatori, organizzavano l’acquisto di cocaina e la successiva commercializzazione. Solo in seguito, per coprire il sistema messo in piedi, “sacrificavano” un corriere di secondo piano arrestandolo. In questo modo, ha spiegato il procuratore durante la conferenza stampa, “cercavano di coprire l’intera attività illecita”. Uno degli episodi, il più grave, risale al 2010: dal punto di vista quantitativo erano avvenuta la compravendita e lo smercio di due chilogrammi di cocaina.
L’indagine è iniziata nell’ottobre 2012, ed è stata interamente basata su attività investigativa del Nucleo dei carabinieri di Piacenza. Non è stata contestata l’associazione a delinquere, ma il concorso, in particolare per i capi di imputazione per reati contro il traffico di stupefacenti. Sono 12 le persone in carcere – sei agenti – uno straniero che non si è reso reperibile. Oltre a loro sono indagati a piede libero altri 5 agenti della Questura. Gli arrestati sono stati condotti nel carcere di Opera (Milano), che dispone della sezione militare.
“Si tratta di una articolazione di condotte – ha chiarito il procuratore capo Salvatore Cappelleri -. Si organizzavano rifornimenti di stupefacenti, con terminale una persone conosciuta nel giro della droga (lo straniero irreperibile). Dopo una serie di acquisti andati a buon fine, si procedeva l’arresto di un corriere”.
In pratica erano operazioni preordinate, di copertura, che prevedevano più episodi di acquisto vero e proprio, con relativo smercio di stupefacente. I poliziotti non acquistavano in proprio, era il gruppo di sudamericani che operava sotto l’egida degli uomini di Stato. “E’ un commercio, quindi qualcosa ci guadagnavano” ha sottolineato più volte il procuratore capo Cappelleri, unico a rilasciare commenti alla stampa.
Come detto, parallelamente allo spaccio di stupefacenti, rientrava anche l’attività di favoreggiamento della prostituzione. Utilizzando il loro status di poliziotti, fabbricavano false informative, così da consentire l’archiviazione dei procedimenti a carico dei loro sodali finiti nei guai. I protagonisti del giro di prostituzione sono numerosi transessuali e donne, ai quali venivano consegnati falsi permessi di soggiorno, per evitare la loro espulsione dall’Italia.
Il procuratore Cappelleri, visibilmente scosso per gli accertamenti, ha rilasciato un laconico commento: “Ci rendiamo conto della gravità della situazione. Posso dire che la polizia ha collaborato agli arresti e alle perquisizioni. Comunque per le istituzioni non è un momento di vanto”. E ha concluso: “Contiamo di chiudere nel breve le indagini e dare la possibilità di valutazione complessiva al giudice”. Il Questore di Piacenza Calogero Germanà, in mattinata in procura per collaborare all’inchiesta, si è invece detto “fiducioso nell’operato della magistratura”.