Si chiama Get a Solution ed è il portale di Federmanager Bologna per aiutare i dirigenti improvvisamente rimasti senza lavoro. "I milionari sono una minoranza, la maggioranza è ceto medio che perso lo stipendio ha perso tutto", spiegano, "l'aiuto consiste nel dargli una possibilità di rimanere in attività anche se su base volontaria"
Un portale Internet per aiutare i manager disoccupati. La Federmanager di Bologna risponde con i fatti all’ecatombe che colpisce il popolo delle valigette 24ore. Si chiama “Get a solution” (www.federmanager.
13mila i manager in Italia che nel solo 2012 hanno ricevuto il benservito. Disoccupati cresciuti ad un ritmo del 20% e di cui solo la metà ha trovato un’occupazione. Il rischio? Una depressione che lascia sul divano a fissare il soffitto in cerca di spiegazioni e vie d’uscita. Per questo l’associazione di categoria dell’Emilia Romagna, guidata dal presidente Andrea Molza, ha deciso di lanciare un’iniziativa singolare e unica sul territorio. Le aziende e i disoccupati si incontrano in rete, dove i professionisti e le imprese possono presentare competenze e richieste con un solo clic.
“E’ molto importante – spiega Molza – che quando un dirigente d’azienda resta disoccupato, non rimanga con le mani in mano. Presentarsi ad un colloquio di lavoro parlando di cosa si sta facendo nel presente, è diverso rispetto a parlare del passato. E a livello psicologico, dà una grande spinta”. L’iniziativa è semplice. Aziende che non hanno fondi per assumere dirigenti, si affidano a persone disponibili ad aiutarli con consulenze e risposte pratiche in modo volontario. Poi dalla collaborazione, nascono idee e molto spesso contratti di lavoro.
“E’ anche un modo per migliorare le competenze dei dirigenti. Ad esempio, proprio in Emilia Romagna, sono tantissime le aziende colpite dal terremoto che si rivolgono a noi in cerca di professionisti che, almeno all’inizio gratuitamente, possano aiutarli nella difficile fase di ricostruzione”. Il portale è un esperimento di successo che deriva da un precedente progetto, chiamato Columbus: “Nel corso del 2010 e 2011 – conclude Molza – avevamo dato vita ad un’esperienza di formazione simile durante la quale 12 manager incontravano 12 aziende che li sostenevano nella formazione e nell’aggiornamento di nuovi ambiti. Ora con il portale vogliamo aprire il progetto a nuove persone e migliorare ancora”.
La speranza è quella di intervenire in un settore molto delicato, dove oltre ogni aspettativa la disoccupazione sta colpendo sempre di più. Il target è quello dei cinquantenni, persone iperqualificate che non riescono a ricollocarsi sul mercato. I racconti sono tutti uguali: una lettera di licenziamento arrivata senza preavviso e la fine di una carriera in giro per il mondo.
Professionisti che si pensava tutelati da liquidazioni d’oro che da un giorno all’altro perdono tutto. “Il problema è anche culturale – spiega Giorgio Ambrogioni, presidente Federmanager – in Italia quando pensiamo ai dirigenti, ci vengono in mente solo nomi grossi dagli stipendi milionari. Sì è vero, esistono anche quelli, ma sono una minoranza. Per il resto parliamo di un ceto medio che una volta disoccupato perde tutto”.
Pioniera dell’assistenza ai disoccupati è proprio la sezione dell’Emilia Romagna, che con il portale internet “Get a solution”, spera di intervenire concretamente sul disagio dei tanti rimasti senza lavoro. “Il progetto – conclude Marco Mazzoni, responsabile Emilia Romagna – intende tenere costantemente monitorati i propri iscritti e cercare così di valorizzarne competenze e qualità. Offriamo volontariato, esperienze di formazione e proposte di lavoro. Inoltre siamo aperti non solo ad aziende, ma anche a enti territoriali e associazioni, cosa che ci permette di essere un punto di riferimento per chi vuole ricominciare”. Il progetto, già partito in via informale, sarà presentato ufficialmente il 13 maggio 2013, presso la sede Federmanager a Bologna. “Noi facciamo il possibile – conclude Molza – il momento è duro e bisogna affidarsi alla flessibilità, anche per professionisti dalla grande esperienza. L’importante è che sappiano che non sono soli”.