Non è colpa mia: le donchisciottesche iniziative di M5S trasformano in realtà i capolavori della letteratura mondiale. Se l’interpretazione M5S della storia politica del paese è orwelliana, le Quirinarie attuano la tematica pirandelliana dell’equivoco identitario.
Io so chi sono, dice Pirandello nei suoi romanzi e nei suoi drammi, e tutti coloro che mi conoscono sanno chi sono io. Ma questi ritratti di me, mio e altrui non coincidono: ci sono tante immagini di me quante sono le persone che mi conoscono. Chi sono io? Il “chi sono io?” di Pirandello è uscito dalla letteratura ed è entrato nella realtà all’indomani del voto nel quale il popolo del M5S ha indicato il candidato preferito per la Presidenza della Repubblica: M5S ha scoperto di essere uno, nessuno e otto milioni. Prodi è candidabile secondo M5S? Ne riflette i principi? Emma Bonino? Una parte degli aderenti, avendoli votati, pensa di si. L’altra parte pensa di no: rappresentano la vecchia politica, e sarebbero stati votati da infiltrati. Il problema non è di poco conto: se Prodi va bene a M5S, allora logica dice che un accordo sul governo col partito di Prodi, il Pd, non sarebbe a priori disdicevole. Se Bonino allora Radicali; nell’uno e nell’altro caso l’orgogliosa unicità di M5S rispetto ai partiti del passato- è messa in dubbio.
M5S con le Quirinarie ed i commenti che sono seguiti sembra definirsi “il partito che mi si crede”; ma Pirandello scriveva romanzi e drammi psicologici, e uno che è creduto centomila in realtà resta uno anche se non è dato sapere a quale dei centomila corrisponda, o se sia un poco di tutti. Il partito tradizionale si propone all’elettorato come “uno” e ne viene scelto; il movimento si pretende costruito dall’elettorato, ma è centomila, il metodo di costruzione è difettoso ed il prodotto finale non ha identità definita. E’ un mago di Oz che appare diverso e diversamente suadente ad ogni osservatore.
Il problema non sta soltanto nella mancanza di una identità certa del M5S. Dietro il movimento fantasticamente cangiante, oggetto dai mille volti pronto a sfaldarsi nel caos, c’è il pensiero unico; perché il genio di Pirandello non produceva scelta politica ed era tollerato come innocuo esercizio intellettuale dal fascismo.