Il leader del Pdl, tramite i suoi difensori, ha invocato lo slittamento dell'udienza informando che vuole “essere sentito personalmente”. Contemporaneamente però il Cavaliere ha avanzato un impedimento perché impegnato per le votazioni del presidente della Repubblica
Le vie della difesa di Berlusconi sono infinite e a volte anche fantasiose. Il Cavaliere vuole essere sentito dai supremi giudici della Cassazione. I difensori hanno chiesto uno slittamento dell’udienza in cui i magistrati dovranno valutare se trasferire i processi a carico di Silvio Berlusconi da Milano a Brescia. Il leader del Pdl ha chiesto il rinvio dell’udienza in calendario il 18 aprile nella quale la Suprema corte deve trattare l’istanza di rimessione dei processi Ruby – in primo grado e a requisitoria discussa a metà – e Mediaset – in secondo grado e con la parola alla difesa. L’ex premier ha chiesto di “essere sentito personalmente”, ma ha conteporaneamente avanzato un impedimento per le votazioni del Capo dello Stato. Una richiesta anomala e, secondo alcuni giuristi, non prevista dal codice, quella di essere sentito.
Nell’istanza si sottolinea che Berlusconi e gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo sono parlamentari. “Nella veste di parlamentari i sottoscritti difensori ed il senatore Berlusconi, sono stati convocati per lo stesso giorno, 18 aprile 2013 alle ore 10.00, nel Parlamento in seduta comune, ai sensi dell’articolo 83 della Costituzione, per l’elezione del Presidente della Repubblica”. Naturalmente è presentata anche un’istanza di legittimo impedimento. Gli avvocati, pur sapendo di non poter avanzare il loro impedimento quando si tratta di udienze in camera di consiglio, “a prescindere dall’assorbente legittimo impedimento della parte interessata, senatore Silvio Berlusconi, si permettoni di insistere perché sia riconosciuto anche il loro legittimo impedimento, attesa la peculiarità del caso concreto sotto il duplice profilo dell’istituto della remissione, sia in relazione alla eccezionalità dell’impegno parlamentare evocato”.
Lo scorso 20 marzo la Cassazione aveva chiesto una integrazione di documentazione alle corti per integrare l’istanza. Niccolò Ghedini e Piero Longo, il 15 marzo scorso, hanno presentato un’istanza di “legittima suspicione” per trasferire i processi sui diritti tv e quello in cui il Cavaliere è imputato per concussione e prostituzione minorile. Secondo l’ex premier non è possibile che i due dibattimenti, che sono entrambi vicini alla sentenza, si svolgano nel capoluogo lombardo perché vi è un clima ostile. Nell’istanza Niccolò Ghedini e Piero Longo avevano fatto riferimento all’articolo 45 del codice di procedura penale, nel quale si parla di “gravi situazioni locali tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili” che possono pregiudicare “la libera determinazione delle persone che partecipano al processo, ovvero la sicurezza o l’incolumità pubblica, o determinano motivi di legittimo sospetto”.
Nel caso in cui la Corte di Cassazione dovesse dichiarare ammissibile l’istanza infatti i processi verrebbero sospesi e le sentenze slitterebbero. La richiesta, secondo l’Ansa, dovrebbe essere accolta con le inevitabili conseguenze sui processi milanesi a carico di Berlusconi, sospesi rispettivamente il 25 e il 23 marzo proprio in attesa del pronunciamento della Suprema Corte e rifissati per il 20 aprile quello sui diritti tv, e per il 22 quello sul caso Ruby.