A Bologna da martedì 16 a domenica 21 aprile la seconda edizione della rassegna che presenterà “un insieme eterogeneo di nuove produzioni che ruotano intorno alla presenza, la performance e l'esperienza percettiva di suoni e visioni”. Tra MAMbo, Lumière, Cassero e Garage del Pincio
Il direttore Gianfranco Maraniello non cela la sua soddisfazione e dichiara apertamente il suo entusiasmo per il programma di Live Arts Week II, la sette giorni curata da Xing in cui coabiteranno tante forme diversificate di arte ed il cui principale teatro delle operazioni sarà a conti fatti proprio il “suo” MAMbo. Frutto di una progettazione condivisa e della collaborazione tra diverse realtà in funzione di una sempre più precisa definizione dell’identità culturale del territorio, con la benedizione delle istituzioni, Comune e Regione, rappresentate rispettivamente nell’occasione dall’assessore Alberto Ronchi e dal responsabile del Settore Spettacolo Gianni Cottafavi.
Nell’ambito di questo esperimento triennale, due sono le novità sostanziali che contraddistinguono la seconda edizione rispetto alla precedente: innanzitutto la durata, un’intera settimana, per rompere con una concezione consumistica di festival. In secondo luogo, come sottolineato da Daniele Gasparinetti, direzione artistica di Xing e Live Arts Week insieme a Silvia Fanti e Andrea Lissoni, il cambio ed una diversificazione delle location che elegge il nomadismo a pratica. Live Arts Week si svolge in un’altra zona della città, in sostanza quella della Manifattura delle Arti, anche per fare sistema ed assecondare le sollecitazioni delle istituzioni: oltre al già citato MAMbo gli altri luoghi deputati saranno infatti il cinema Lumière ed il Cassero nonché interessanti spazi sconosciuti ai più come quelli all’interno del Garage Pincio, in cui sono stati conservati i rifugi sotterranei antiaerei costruiti nel 1943 durante il periodo bellico.
Nell’ampio programma, coerente con il lavoro decennale di Xing e consultabile nella sua dettagliata articolazione su http://www.liveartsweek.it , spiccano naturalmente alcuni nomi: su tutti quello di Tony Conrad, artista sperimentale a tutto tondo ed uno dei grandi padri del minimalismo in musica in virtù di capolavori come Outside the Dream Syndicate, realizzato insieme ai krautrocker Faust nel 1973. Ed è proprio dell’anno precedente il suo Ten Years Alive on the Infinite Plain, il film & music live environment che Conrad ha accettato di aggiornare e ripresentare a Bologna, a più di quarant’anni di distanza, con il titolo Fifty-one Years on the Infinite Plain. Un suono live potente, scuro ed ambientale accompagnato da quattro ipnotiche proiezioni in pellicola per questa coproduzione Xing e Fondazione Teatro Comunale di Bologna che inaugurerà tutta la rassegna la sera di martedì 16 aprile al MAMbo. Con la pellicola e la sonorizzazione live lavorano anche Rose Kallal e Joe DeNardo ma in modo differente rispetto a Tony Conrad, come precisato da Andrea Lissoni: il loro interessante Spheres of Eden è previsto per venerdì 19 sempre negli spazi del Museo d’Arte Moderna. All’ambito dell’expanded cinema è riconducibile anche l’installazione site-specific We the frozen storm di Marcel Turkowsky ed Elise Florenty visitabile nell’arco di tutta la settimana tra il 16 ed il 21 aprile nelle gallerie sotterranee del rifugio del Pincio.
Per ciò che riguarda la musica uno dei concerti da non perdere è senz’altro quello di venerdì di Sun Araw: un suono trasognato pieno di rimandi al kraut, alla psichedelia, al dub, al reggae, all’afro-beat e molto altro ancora quello dello statunitense Cameron Stallones, scuola Not Not Fun, sfociato l’anno scorso, dopo diversi dischi, in un vero e proprio diamante grezzo di rara bellezza come Icon Give Thank a nome Sun Araw & M. Geddes Gengras Meet the Congos. Prima di Sun Araw la performance audiovideo U$e Your Illu$ion$ di Dracula Lewis e Out4Pizza. Da seguire con attenzione anche le simmetrie impossibili di drones dell’inglese Helm, l’urlatrice giapponese Junko, le cui emissioni vocali vengono paragonate ai fraseggi dei sassofonisti free più che al noise nipponico, ma anche l’eccentrico artista danese delle Faer Oer Goodiepal che avrà il compito di chiudere la Live Arts Week II domenica sera. Discorso a parte merita Daniela Cattivelli che per la sua sound performance basata su richiami per uccelli ha addirittura coinvolto due chioccolatori veneti ovvero due virtuosi nell’imitazione del canto dei volatili che solitamente si esibiscono in campionati internazionali e sagre paesane tipo la sagra dei osei. Imperdibile. Sul dancefloor del Cassero saranno invece Alex Smoke e Miss Kittin a menar le danze il sabato notte sino all’alba.
Al MAMbo lo spazio è pensato come “flusso di accadimenti” in cui gli artisti coabitano e Silvia Fanti punta i riflettori sulle “atletiche esistenziali” presentando l’artista svedese e teorico nel campo della performance e della danza contemporanea Martin Spangberg: lavorerà live al suo blog, una raccolta di 48 post che diventerà un libro. E ancora Muna Mussie, artista che lavora tra Bruxelles e Bologna, con la performance Monkey See, Monkey Do, e quindi il cinema-teatro del Nature Theater of Oklahoma con i Silent Movies Screen Test.
Al Lumière, domenica, la prima italiana di The Host and the Cloud di Pierre Huyghe. A partire da questa edizione sarà disponibile anche un video channel sul sito web di Live Arts Week, con contenuti ulteriori; inoltre andrà in onda su Radio Città del Capo un particolare programma radiofonico intitolato Volatile Voices, a cura di Elisa Fontana; infine anche NERO magazine coinvolgerà un gruppo di critici, osservatori, fotografi.
“Ciao, sono GIANNY PANG e lo ripeto per l’ultima voltaren: sono l’immigratorn appena arrivatongue, arrivato a rubarti il posto di lavoro – ah scusami hai ragione – dimenticavo che non ce l’hai – give me five. Anyway vedry che lo trovereich. Eppalà, come per magia qualcuno te lo darà. Contachips. Mi han detto che ce ne è per tuttrip. Ma forse tu jetz mi dicipcip yes, che non lo cerchief?”. L’esilarante “controeditoriale” di Riccardo Benassi, artista visivo dal background musicale che da molto tempo è compagno di strada di Xing e che al MAMbo porta il suo progetto di ambiente performativo Techno Casa, la dice lunga sulla necessità di ripensare costantemente i modi dei linguaggi. UIT UITIT UITRU TITRU TITITRU TUT.