L’aspra contesa accesa a Bologna dal dibattito referendario ha visto nei giorni scorsi un’escalation d’invettive, reprimende e giaculatorie da parte dei maggiori rappresentanti dell’Amministrazione, contro l’estrema dannosità del referendum a sostegno della scuola pubblica e contro il finanziamento con fondi pubblici delle scuole materne private-parificate.
I toni sono stati molto accesi, da parte del Sindaco e di alcuni assessori ed esponenti del Pd che non si danno pace perché considerano il referendum un grave rischio per gli equilibri politici e istituzionali complessivi e perché la filosofia della “sussidiarietà” – ovvero della surroga da parte del privato-sociale, di servizi pubblici resi con crescenti difficoltà dagli enti locali – è considerata dal Pd, legittimamente, un caposaldo della strategia di alleanza organica col mondo cattolico e con le gerarchie ecclesiali.
Nello stesso tempo, il Comune sta proseguendo, anzi accentuando la sua linea di dismissione della gestione diretta della scuola e di fatto trasferisce tutto il personale scolastico, maestre e personale Ata, alle Asp (Azienda Pubblica di Servizi alla persona) – ovvero enti morali di diritto privato, pur se di proprietà a maggioranza pubblica: cosicché, la gestione delle scuole comunali, diventa privata di fatto. Non è poco e non è indolore, tant’è che si è alzata una vibrata protesta dei lavoratori e dei sindacati (non tutti con la stessa intensità) ma il processo va avanti.
All’origine di queste scelte ci sono politiche di bilancio e la “mannaia” del patto di stabilità ma nessuno sa dire se e quanto il Comune effettivamente risparmierà: poiché il costo del personale sarà senz’altro coperto con trasferimenti dai fondi comunali, mentre il rapporto contrattuale di lavoro cambierà natura e dal contesto pubblico diventerà privatistico con il rischio di peggioramento delle condizioni di lavoro e della tutela dei diritti, è del tutto comprensibile che i lavoratori siano molto preoccupati di questa prospettiva e si oppongano.
Come si fa a pensare che queste scelte non influenzeranno il voto dei cittadini di Bologna? I toni da crociata e scomunica per tutti coloro che sostengono le ragioni del referendum e contrastano le scelte di politica scolastica, suonano più di un campanello d’allarme per tutto l’elettorato di orientamento progressista che ha a cuore la scuola pubblica e teme il suo smantellamento definitivo, già poderosamente portato avanti dai governi di Berlusconi, prima da Moratti e poi da Gelmini.
Queste sono le ragioni alla base del consenso che suscita la proposta referendaria, anche al di là del merito del quesito locale. Non è un caso che altre associazioni e movimenti si stanno organizzando per promuovere analoghe iniziative in altre regioni dove sussistono le stesse situazioni.
La preoccupazione di una reazione forte, non è sfuggita a un politico navigato come il parlamentare europeo Salvatore Caronna che ha orecchie più sensibili alle voci che provengono dal profondo della sinistra, anche se ovviamente le sue posizioni reali non sono in nulla diverse da quelle del suo partito e dell’amministrazione.
Con un’abile “mossa del cavallo” ha strigliato il Sindaco e gli assessori dalla voce alterata e ha detto loro di stare attenti alle sensibilità colpite dalla campagna apocalittica; ovviamente Caronna si guarda bene dal prendere le ragioni dei referendari, si pone come l’ala “moderata” dello schieramento contrario e dice di tener conto che gli elettori di sinistra- ma pensa un po’ – hanno a cuore la scuola pubblica e le condizioni dei lavoratori, per cui invita a segnare pur sempre B sulla scheda ma con una matita più sottile e con voce più composta.
Conosciamo queste abili volpi, sono capaci di persuadere i propri elettori dubbiosi con parole tranquillizzanti, però non sono mai capaci di fare una seria autocritica sulle conseguenze dell’incompiutezza delle strategie che il loro partito ha messo in campo nella sfera del governo del sistema pubblico.
Non sono stati attenti alle distorsioni e alle contraddizioni delle scelte di gestione e di bilancio di Hera, così come non hanno mai avuto le forze di combattere le scelte sciagurate in tema di trasporti locali e di mobilità, facendo finta di non vedere tutti i soldi gettati in progetti sbagliati (ex metrò, Civis, People mover).
Non si sono mai resi conto dello stratosferico consumo di suolo, delle migliaia di edifici costruiti senza che ce ne fosse bisogno, talché oggi ci sono in provincia oltre quindicimila alloggi sfitti; non si sono accorti di aver perso le elezioni e di aver candidato Flavio Delbono, non sapevano nulla della scalata Bnl e delle strane alleanze che gli ruotavano intorno… l’elenco potrebbe continuare un bel po’. Caronna ha detto che ci vuole un po’ più di sinistra, era ora: finalmente tiriamo un sospiro di sollievo!