Quando gli hanno chiesto perché il Pd non votava Stefano Rodotà, Stefano Fassina – ex giovane turco, ormai diventato turco a tutti gli effetti – pare abbia risposto: «Mio cognato lavora alle Poste e non sa neppure chi è, Stefano Rodotà». Ora, a parte il fatto che suo cognato, se tanto mi dà tanto, non sa neppure chi è Franco Marini, e se per caso lo sapesse non lo voterebbe neppure lui, la domanda che sorge spontanea è: con tutto il rispetto, ma perché non ci va lui, Fassina dico, a lavorare alle poste?
Ora qui tutti si aspettano una tirata sul ruolo dei cognati nella storia repubblicana, ma nel frattempo i grandi elettori stanno votando il nuovo Presidente della Repubblica e una volta tanto vorrei volare alto chiedendomi retoricamente, come tutti: ma dovendo scegliere fra Rodotà e Marini, come si fa a votare Marini? Dicono: ma perché l’ha scelto Berlusconi. Appunto. Dicono: ma perché il web, che ha subissato i grandi elettori del Pidì di sarcasmi, più ancora che di proteste, non rappresenta l’umore del Paese. Certo, se lo rappresentasse, saremmo già tutti a Roma con i forconi. Dicono: ma perché Rodotà è il candidato di Beppe Grillo. Di nuovo: ma questa è una ragione per votarlo, non il contrario.
Lo ammetto, ho ancora negli occhi e nelle orecchie la performance televisiva di Matteo Renzi, che alle Invasioni barbariche ha cercato di impallinare la candidatura Marini. Persino il mio, di cognato, che con il sindaco di Firenze ha un fatto personale, era estasiato. Quando ha detto quella cosa sulle doti di comunicatore internazionale di Marini, notando che ha già difficoltà a comunicare in italiano, mio cognato, sempre lui, ha cominciato una ola solitaria. E il bello è che Daria Bignardi gli ha tenuto testa alla grande, al Renzie; quando ha mandato la foto del sindaco che gioca a calcetto con la panza, un autentico colpo basso, il sindaco ha chiesto alla regia di mandare una foto di Marini. E qui c’è poco da dire, non è bravo solo chi gli scrive le battute, è proprio bravo lui.
Detto questo, che andava detto, ma forse anche no, è il momento di essere propositivi. È troppo facile impallinare le proposte altrui, specie quando sono impresentabili. È venuto il momento, per la sinistra, di fare una proposta unitaria, che tenga insieme Sel e Pd, Grillo e giovani turchi, Bindi e inciucisti dichiarati. Io vorrei proporre il mio, di cognato, ma c’è un limite a tutto. Allora avanzo una candidatura di alto profilo, in cui tutti gli italiani si possano riconoscere: per il Quirinale, votiamo il cognato di Fassina.