Anche il nostro Andrea Scanzi, che scrisse un libro su Beppe Grillo in tempi non sospetti, è lo strumento che Lilli Gruber utilizza a Otto e Mezzo per raccontare il Movimento Cinque Stelle. Mario Sechi scelse una tattica più raffinata e scaltra: da direttore del Tempo veniva invitato per proteggere il governo Berlusconi, ma stupiva illustrando qualche dubbio. Così s’è guadagnato una candidatura con Scelta Civica di Mario Monti: non è stato eletto. Sentitamente commosso, il sistema mediatico ringrazia. Per svelare i retroscena sul Quirinale senza mai giungere a una scena, il circuito ha insistito tanto con i direttori non in cattedra: Antonio Polito, Stefano Folli, Marcello Sorgi, Paolo Mieli. Non abbia paura, chi non osserva (guardare è troppo) la televisione con attenzione: i deputati e i senatori esistono ancora, nonostante le desistenze dei Cinque Stelle.
Il Pdl schiera Nunzia De Girolamo che, negli ultimi quattro giorni, si è superata in cinque dibattiti. Il Pd insiste con Alessandra Moretti, che sino a novembre riportava la voce di Bersani durante le primarie. Il governo, seppur solitario, triste e finale, non ha perso la buona abitudine di far divertire il pubblico con l’eccentrico (sottosegretario) Gianfranco Polillo. Ballarò fa selezione per le liste elettorali, purtroppo le esperienze di Renata Polverini (governatrice) e Irene Tinagli (Scelta Civica) non sono medaglie al merito. La Tinagli s’è fatta notare nel salottino di Giovanni Floris, la sua credibilità – senza sciorinare le sue competenze di economista – l’ha creata la televisione e la televisione l’ha distrutta con una memorabile lezione di Francesco Boccia su rendite e patrimoni.
Ma le redazioni dei quotidiani migrano in massa verso le televisioni, a scapito di riunioni di timone (trionfa sul palinsesto tra i termini tecnici) e sofferte chiusure prima del visto si stampi. Alla telecamera non si comanda.
Il Fatto Quotidiano, 18 Aprile 2013