Patrizia Moretti commenta il trasferimento di Luigi Mauriello dopo la manifestazione del Coisp sotto il suo ufficio a Ferrara. Prima di lui si sono avvicendati altri due questori, che si sono misurati con il caso Aldrovandi: Elio Graziano ("il ragazzo è morto per un mix di stupefacenti"), poi i dialogatori Luigi Savina e Salvatore Longo
La sera del sit-in della discordia Luigi Mauriello telefonò a Patrizia Moretti. Ma non per portarle solidarietà. “Si disse solo dispiaciuto del fatto che avessi pianto e mi propose di avere un colloquio con il segretario generale del Coisp Franco Maccari, ma io rifiutai perché non avevo ovviamente nulla da dirgli”. Ricorda così la madre di Federico Aldrovandi l’ultimo contatto che ebbe con il questore di Ferrara, appena raggiunto dal provvedimento di trasferimento deciso dal ministero.
Per molti Mauriello – che comunque andrà a ricoprire un ruolo di rilievo presso l’Ufficio centrale ispettivo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno – sconta l’autorizzazione concessa al sindacato di polizia Coisp per la manifestazione di solidarietà ai quattro colleghi colpevoli dell’omicidio colposo di Federico Aldrovandi. Una manifestazione che si è tenuta in piazza Savonarola, attigua al municipio dove lavora la madre del ragazzo. Da quell’episodio scaturì l’ispezione ordinata dal ministro Cancellieri. E oggi arriva la notizia del trasferimento, non collegato, secondo fondi ministeriali, al sit-in.
“Non entro nel merito di decisioni importanti – commenta Patrizia Moretti -, né voglio intromettermi in nessuna polemica e non conosco le regole interne delle istituzioni. Che qualche valutazione ci dovesse essere dopo un’ispezione è nell’ordine delle cose. Sicuramente se quella manifestazione non fosse stata fatta in quel posto avrebbe risparmiato delle sofferenze a me e tanta parte della società civile. Il dolore procurato è cosa degna di essere valutata”.
È una questione di cuore e sensibilità, insomma, quella che la madre di Federico si sente di commentare, “perché credo che i funzionari che si trovano nella posizione di poter gestire queste cose abbiano la possibilità e forse il dovere di fare valutazioni anche di sensibilità umana che in questo caso non sono state fatte, poiché oltre al sit-in, il Coisp ha girato per un mese con il camper”. Un mese di “stillicidio durante il quale hanno avuto libertà assoluta; e solo un quotidiano on line ha osato alzare la voce”.
Quanto a Mauriello “i rapporti erano tranquilli, anche perché non è successo mai niente nel corso del suo mandato a Ferrara, fino al il sit-in del Coisp che è sceso dal cielo come una meteora infuocata”. Scesa dal cielo ma autorizzata, fa notare la Moretti: “ed è andata in scena sotto i miei occhi: certamente le istituzioni potevano fare una valutazione di opportunità, al di là delle regole”.
Mauriello è il secondo questore ‘vittima’, se così si può dire, del caso Aldrovandi. Il primo a occuparsene, nell’immediatezza dei fatti, siamo nell’ottobre 2005, fu Elio Graziano, oggi in pensione. In sede di conferenza stampa, nel febbraio 2006, e prima ancora che fossero noti gli esiti dell’autopsia, Graziano collegò la morte a “un mix di sostanze stupefacenti”, aggiungendo che sul decesso avvenuto il 25 settembre era stata aperta un’indagine interna dalla quale “non sono emersi elementi a carico dei poliziotti che erano in servizio quella mattina”. “I ragazzi della volante”, così di espresse l’allora questore, “erano intervenuti per soccorrere il ragazzo”, “si sono resi conto che stava male ma per soccorrerlo hanno dovuto immobilizzarlo, tanto quel giovane era agitato”.
Graziano venne ‘promosso’ a Modena. Gli subentrò Luigi Savina, ora a Milano, che come primo atto ufficiale volle incontrare la famiglia Aldrovandi e assicurò la massima trasparenza da parte della questura sulla vicenda. Poco dopo emersero altre prove finite nel processo: i brogliacci manomessi e il registro delle telefonate arrivate al 113 la notte del decesso.
Savina partì per Padova nell’agosto del 2008. Al suo posto venne Salvatore Longo che, nel giorno del commiato – siamo a gennaio 2011 – si disse felice “di poter chiudere questo periodo dicendo che lo strappo tra città e questura si è rimarginato”. Il riferimento era ovviamente al caso Aldrovandi. “Sarebbe stato illogico – disse Longo – che lo strappo non venisse ricucito in una città civile e laboriosa come Ferrara, che ha tutto il diritto non guardare alle istituzioni con sospetto. Uno strappo ricucito con la città, ripeto, e soprattutto con la famiglia di Federico, con la quali ho avuto modo di instaurare ottimi rapporti. Sarà tutto più semplice per il mio successore”. Un mese dopo arrivò Mauriello.