Sta per scadere il mandato di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica (leggi l’articolo). Lo attende il laticlavio di senatore a vita. In sette anni ha gestito due elezioni politiche e varato tre governi – con a capo Prodi, Berlusconi e Monti, in ordine di apparizione – attraverso una fase di acuta crisi, prima di tutto morale, della vita nazionale. Lascia il Quirinale mentre l’economia soffre e la politica è in stallo. E’ il momento per un primo bilancio, che vi proponiamo di discutere dopo aver sondato l’opinione dei cittadini sui treni della linea metropolitana di Milano. Per alcuni l’ex dirigente del Pci è stato una sorta di salvatore della patria, un autentico punto di riferimento istituzionale. Per altri ha disatteso i suoi doveri di custode della Costituzione. La prudenza verso l’attacco alle regole di matrice berlusconiana, la regia del commissariamento eurotecnico, le ombre dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia sono gli addebiti più rilevanti. L’equilibrio, l’attenzione all’interesse generale, la capacità di mantenersi super partes in condizioni particolarmente difficili sono i meriti che anche molti elettori del centrodestra gli riconoscono. Di certo, soprattutto nell’ultima fase, “Re Giorgio” non si è limitato al ruolo di notaio della Repubblica, prendendo l’iniziativa politica ed esercitando fino in fondo – e secondo i critici oltre i limiti – le proprie prerogative. E voi come la pensate? Dite la vostra nei commenti e votando la risposta che vi convince di più di Piero Ricca, riprese e montaggio di Ricky Farina
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