Politica

Quirinale, qualcuno vota il conte Mascetti di “Amici miei”. Ecco i sospettati

Il leggendario personaggio interpretato da Ugo Tognazzi è un simpatico puttaniere e truffatore sempre in vena di scherzi. Il che fa pensare che il colpevole sia un simpatizzante di Silvio Berlusconi. Altri indizi portano ai renziani. Ma l'inventore della supercazzola potrebbe essere stato scelto anche da un ex dell'ufficio stampa del Pd

Chi è il grande elettore che, nella solenne votazione per il nuovo presidente della Repubblica, ha indicato sulla scheda il nome del conte Raffaello Mascetti detto Lello, leggendario protagonista del ciclo di film “Amici miei“? 

L’identikit del conte Mascetti – un simpatico puttaniere e truffatore sempre in vena di scherzi – fa pensare immediatamente che il colpevole sia un simpatizzante di Silvio Berlusconi. Ma il nobile decaduto magistralmente interpretato da Ugo Tognazzi è un personaggio più complesso del Cavaliere di Arcore. E’ fiorentino doc e, soprattutto, fa parte dell’immaginario dei 40-50enni, dato che il primo “Amici miei” è uscito nel 1975 – regista Mario Monicelli – e negli anni successivi è stato riproposto infinite volte in tv, insieme agli altri due episodi della serie. Indizi, questi, che portano dritti a un parlamentare di Matteo Renzi.

Il conte Mascetti, però, è soprattutto l’indimenticato inventore della “supercazzola prematurata con scappellamento a destra“, un insensato torrente di parole utilissimo per confondere l’interlocutore, quando non si sa più che cosa dire per tirarsi fuori da una situazione imbarazzante. Il che fa pensare un grande elettore del Pd con un passato nell’ufficio stampa del partito. 

Avendo sperperato tutto il patrimonio di famiglia, compreso quello della moglie, Lello Mascetti vive a scrocco in casa d’altri o in alberghi di cui non paga mai il conto (il cosiddetto “rigatino”). E se deve muoversi, anche per ragioni inconfessabili, qualcuno disposto a fargli da autista lo trova sempre. E qui la platea dei grandi elettori sospetti si allarga a dismisura. 

di Mario Portanova