“Una ferita per milioni di italiani”, “Deriva totalitaria”, “Peggio c’è solo sua moglie”, “Boiardo di regime”. Insomma, diventerà una “vera e propria dittatura”. Perché “fa ribrezzo”. Tanto che bisogna scendere in piazza per protesta e, come aveva detto Silvio Berlusconi, ci sarà da emigrare all’estero. Il dittatore, emblema della deriva totalitaria, che fa ribrezzo è Romano Prodi che in queste ore è diventato il candidato del centrosinistra per il Colle. “Ce la stanno facendo brutta, questo qui è inviso a tutti” ha detto oggi Berlusconi.

La manifestazione plateale e un po’ sguaiata a Montecitorio di Alessandra Mussolini e Simona Vicari è stata solo la punta dell’iceberg: sono entrate provocatoriamente in Aula vestendo una t-shirt con scritto “Il diavolo veste Prodi”. Non era un segreto prima e non sorprende ora che per il Popolo delle Libertà Prodi è come il fumo negli occhi. Vederlo entrare a Palazzo del Quirinale al posto di Giorgio Napolitano rappresenta la sconfitta dopo quasi 20 anni di battaglie che il solo Professore bolognese può dire di aver vinto davvero contro l’invincibile Cavaliere. E’ come avere per 7 anni l’icona dell’unico che ha mandato i berlusconiani all’opposizione.

Ecco, quindi, che il centrodestra sale sulle barricate e non risparmia sulle parole: “La scelta di Romano Prodi è una ferita per milioni di italiani – dice Daniele Capezzone – un modo di lacerare il Paese e di alimentare divisione e contrapposizione: esattamente il contrario di ciò che una candidatura al Quirinale dovrebbe fare”. Passi per la canzonatura di Calderoli (“Al massimo voto un salumiere, non un salume”), ma Luca D’Alessandro va più a fondo: “Così s’incendia un intero Paese. Sarebbe ora di scendere in piazza per fermare questa deriva totalitaria di un partito allo sbando, quale ha dimostrato di essere il Pd’’. Il consigliere regionale abruzzese Galeazzo Bignami sintetizza così: “Dopo l’ipotesi Prodi nondovremmo avere margini di peggioramento. Rimane solo sua moglie. Prodi no. Lo sapevo. Stiamo raccogliendo le firme da venti giorni contro. Fa ribrezzo”. Prodi è un “boiardo di regime che ha svenduto l’Italia” dice la Mussolini che di regimi in famiglia ha sentito già parlare. E la collega Vicari parla di “vera e propria dittatura, un’occupazione militare di tutte le istituzioni”. Simona Vicari, senatrice, è la stessa che ha definito Berlusconi “il più perseguitato della storia dell’umanità”.

L’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi assume tono grave e comunica agli italiani: “Da domani potremmo tutti in Italia essere meno liberi. Persone, famiglie e imprese. Si profila nelle istituzioni un impasto terribile di tutti i fondamentalismi nel nome del teorema di una decrescita inevitabile che deve rendere infelici tutti equamente”.

Per esorcizzare il più brutto degli incubi sono stati anche rispolverati vecchi riti. Domenico Gramazio ha replicato il (tristemente) famoso gesto di mangiare fette di mortadella, come avvenne al Senato il 24 gennaio 2008 quando cadde il governo Prodi. Questa volta lo ha fatto, ovviamente a beneficio di fotografi e telecamere, alla manifestazione convocata dal centrodestra in piazza Montecitorio. Fu proprio Gramazio, nel 2008, a portare mortadella e spumante nell’aula di Palazzo Madama. La foto che però rimase nella memoria di quella ‘gag’ anti-Prodi era quella che ritraeva l’allora suo collega di partito Nino Strano nell’atto di mangiare la mortadella con le mani, esattamente la stessa immagine di Gramazio oggi.

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