Una volta esisteva il giornalista scientifico, in genere preparato sull’argomento, si occupava delle notizie di scienza sui quotidiani ed in TV ed era una figura fondamentale per la crescita culturale del nostro paese che diventava anche famigliare: gli annunci di scoperte, le spiegazioni di concetti scientifici a volte complicati, era lui a darli. Il giornalista scientifico si occupava di notizie di scienza in maniera competente, qualità che oggi sembra rarissima, se consideriamo che la maggioranza dei giornalisti scientifici professionisti non trova lavoro, mentre si sfruttano quelli che non hanno la giusta formazione.
La scienza non è noiosa, basta saperla raccontare e scrivere, capacità non comuni e che quando mancano conducono a strafalcioni incredibili. Basti pensare alla Nbc, network televisivo statunitense che alla morte di Neil Armstrong, primo uomo sulla Luna, ha annunciato la morte di Neil Young, cantante dei tempi passati o alla nota trasmissione televisiva che annunciò la nascita della fragola-pesce o gli spazi con tanto di crediti formativi a chi prevede i terremoti, notizia che dovrebbe stare accanto alla pagina dell’oroscopo. Gli strafalcioni scientifici possono far ridere, tanto riescono ad essere grossolani, ma altri possono diventare trappole se, per esempio, toccano temi legati alla salute. Scoperte incredibili che risultano bufale, nuove cure che nuove non sono e peggio ancora.
Mi sono imbattuto tempo fa in una di queste castronerie giornalistiche, particolarmente sorprendente perché parlava di una cura alternativa. I meno giovani ricorderanno: erano gli anni ’90 e l’Italia passò uno dei momenti più bui della sua storia scientifica e sociale, in tutti i giornali e le televisioni l’argomento del giorno era “la cura Di Bella”, una pseudocura contro il cancro senza alcuna base scientifica né efficacia che a “furor di popolo” fu incredibilmente sottoposta a sperimentazione a spese della collettività, una storia che ricorda il “caso staminali” di cui si parla in questi giorni. La sperimentazione diede risultati chiarissimi: zero sopravvissuti, risultati sovrapponibili a quelli emersi dall’analisi delle cartelle cliniche di chi si era curato “privatamente” e di un’altra sperimentazione regionale: era una bufala, morivano tutti. L’eco della vicenda si spense ma periodicamente qualcuno prova a riparlarne tanto per raccogliere i click dei più ingenui. Alcune testate giornalistiche (La Padania, La Gazzetta di Modena, L’Unità ed altre), pochi mesi fa parlavano di un “riconoscimento mondiale” della cura alternativa. Secondo quei giornalisti la cosiddetta cura Di Bella trionfava all’estero in quanto presentata in ben due congressi mondiali di oncologia svoltisi in Cina. Il figlio dell’ormai defunto prof. Di Bella non smentiva, anzi, parlava di una prestigiosa commissione che aveva accolto le sue ricerche e di riconoscimento internazionale che sapeva di rivincita (un’altra bufala è un presunto riconoscimento della “cura” da parte del prof. Veronesi, ma è un’altra storia). Ma com’è possibile, in Italia un fallimento mentre all’estero un consesso di prestigiosi oncologi aveva acclamato la scoperta del secolo? La notizia, chiaramente, di scientifico aveva poco e soprattutto non è con un congresso che si scopre la cura del cancro ma come spiegarlo a chi non conosce i “meccanismi” della scienza e della medicina?
Così, armato di buona volontà ed un po’ di ironia mi organizzai per diventare anche io un “acclamato inventore” di cure da proporre ai congressi mondiali di oncologia cinesi. M’inventai un nome (Prof. Massimo Della Serietà), dei collaboratori (dottori Fasullo, Tarocco e Cetriolone) e un improbabile studio sull’uso del cetriolo endovaginale come cura per tutte le malattie, anche inventate. Neanche a dirlo arrivarono insistenti messaggi d’invito al congresso, il “prestigioso comitato scientifico” aveva accettato il mio studio sul cetriolo. In realtà il “congresso mondiale” altro non è che uno dei tanti “junk congress” (congresso spazzatura) che raccoglie iscrizioni a pagamento da tutto il mondo senza alcun controllo su ciò che è presentato o proposto, un modo “elegante” di spillare soldi a chi cerca fama, è invitato chiunque (sono stati invitati anche non medici per parlare di oncologia), l’importante è pagare. A me è bastata una mail per scoprire il “trucco” i giornalisti invece non avevano ritenuto opportuno approfondire la notizia, nonostante il tema delicato, hanno letto di una nuova cura, del congresso di oncologia ed hanno creato una “notizia”. Ma i cinesi, si sa, sono insistenti e sono tornati alla carica. Dopo il successo della mia ricerca sul cetriolo, nuovo invito quest’anno, ma stavolta come “moderatore” (un ruolo che si riserva agli ospiti più prestigiosi). Ho inviato così la nuova ricerca, che s’intitola “Il metodo Sbudella, un modo nuovo ed efficace per trattare i soggetti con il buco sullo stomaco”. Lo studio è realizzato con i colleghi Salsiccia, Melone e Frittata, componenti, con me, della Rocco Siffredi Foundation di Venezia. Ho scritto la ricetta della pasta alla carbonara (in versione “yankee”) e ho inviato tutto. Hanno, naturalmente, accettato il mio studio e mi attendono in Cina per moderare la sessione sulle terapie innovative, l’organizzazione cinese ha chiesto pure il mio titolo accademico: ho risposto “responsabile della mensa aziendale”, non hanno fatto una piega. Alla faccia dei riconoscimenti mondiali! Ora mi attendo frotte di giornalisti pronti a conoscere i particolari dello studio ed a parlare di “riconoscimento mondiale della pasta alla carbonara”, mi sembra il minimo.
Non accadrà naturalmente, perché è una bufala, esattamente come quella che voleva la cura alternativa “riconosciuta all’estero” e come le altre che si spargono senza controllo. Solo che la mia bufala non fa male a nessuno, l’illusione di cure inesistenti sì. Di queste notizie bufala ne troverete centinaia, poco importa se si parla di ricette o cancro, molti sembrano non coglierne la differenza ed i lettori più sprovveduti abboccano e si sorprendono mentre improvvisati cronisti fanno il loro lavoro con incredibile leggerezza, c’è qualcuno che addirittura prepara interrogazioni parlamentari al consiglio d’Europa, ma quelli sono politici, non giornalisti. Non mi aspetto interviste televisive cari giornalisti, ma fatemi la cortesia, prima di spararla grossa controllate le fonti. Cordialmente, prof. Massimo Della Serietà.