Non ci hanno capito quasi nulla, proprio come la maggior parte di noi italiani. I media esteri hanno faticosamente seguito, nelle cronache e nei commenti, i colpi di scena dell’elezione del presidente della Repubblica italiana, dopo essersi già interrogati perplessi sulla scelta di ‘fermare gli orologi’ nella ricerca del nuovo governo in attesa del nuovo presidente. Che poi finisce per essere il vecchio, con in più il potere di sciogliere le Camere.

L’essere usciti con la trovata Napolitano da tra giorni d’errori e d’orrori (politici e partitici) appare, agli occhi di molti, un sospiro di sollievo più che un colpo di genio, una palla in corner piuttosto che un salvataggio definitivo – e su corner capita di prendere gol.

Perché resta il problema del governo e d’un quadro politico complessivo traballante, dove spiccano, come vincitori, Grillo e Berlusconi: due che non tranquillizzano gli interlocutori internazionali. Quanto agli sconfitti, Bersani e il Pd fanno l’unanimità. Ma, quello, l’abbiamo ben capito pure noi.

E’ il “naufragio della politica”: Le Monde legge così la rielezione di Napolitano, al di là dei giudizi, in genere positivi, sul capo dello Stato uscente e subentrante. “Nel campo di rovine che è diventata la politica italiana, Napolitano è il solo a essere rimasto più o meno in piedi, affidabile, rassicurante, professionale”. “Si sono rivolti a lui –racconta il giornale francese- per uscire dall’impasse politica che minacciava di diventare un abisso che li avrebbe inghiottiti. Bersani, Berlusconi, Monti l’hanno supplicato di rimanere altri sette anni”.

La Bbc fa un racconto analogo: “Nella crescente disperazione, si sono rivolti all’uomo che avrebbe dovuto andare in pensione”. Poiché la maggior parte dei quotidiani europei la domenica non escono, corrispondenti e commentatori hanno modo di riordinare le idee, dopo avere sparato a caldo titoli e commenti sui siti: protagonisti, Napolitano, con la sua conferma, e Grillo, con la sua denuncia dell’avvenuta rielezione come “un colpo di Stato”.

La stampa americana guarda al sodo e al dopo, cioè al prossimo governo. Il Wall Street Journal prevede la formazione di un esecutivo “bipartisan”, che è un modo di tradurre “di larghe intese”: e giudica la rielezione di Napolitano un tentativo “disperato” da parte di Pd e Pdl di evitare il ritorno alle urne, ma anche una “notevole sconfitta per la politica italiana” e in particolare per il Pd.

Il New York Times vede come “una speranza” una grande coalizione tra destra e sinistra, di fronte al “crescente caos politico” italiano; segnala la “drammatica sconfitta” di Bersani e del Pd; e tocca pure un aspetto poco esplorato dai media esteri perché poco comprensibile alloro pubblico (accenna cioè all’ipotesi che l’immunità di Berlusconi sia stata un fattore della rielezione di Napolitano, che potrebbe fare il leader del Pdl senatore a vita).

Ovviamente meno dialettici, ma un po’ scontati, i messaggi ufficiali a Napolitano di felicitazioni e d’auguri, dove conta solo il risultato e non il come vi si sia giunti. Valga per tutti, ché molti sono simili, quello di José Barroso, presidente della Commissione europea: “Il rinnovo del suo mandato conferma … il successo del suo primo settennato, nel corso del quale lei è stato punto di riferimento istituzionale e garante riconosciuto dell’unità nazionale e del prestigio internazionale” dell’Italia.

La rielezione giunge “in un momento cruciale del processo d’integrazione”: governi nazionali e istituzioni europee “sono chiamati a dar prova di grande equilibrio, coraggio e lungimiranza”, perché “i cittadini europei chiedono un rinnovato impegno democratico che porti al superamento della crisi con il rilancio della crescita e dell’occupazione”. E Barroso è certo che “l’Italia, nel solco della sua tradizione europeista, continuerà a dare un decisivo contributo al comune ideale europeo”.

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