Una montagna sequestrata, tra la Toscana e l’Emilia Romagna, per fermare il cantiere dell’impianto eolico di Zeri. I sigilli della Procura di Parma da venerdì pomeriggio bloccano la strada che da Albareto, nell’Appenino parmense, porta fino al crinale del Comune toscano, nel massese, in cui la ditta Fera Srl sta realizzando il progetto del parco “Vento di Zeri”, che prevede l’installazione di cinque pale eoliche di oltre 120 metri di altezza sul monte Colombo. I carabinieri hanno posto sotto sequestro il cantiere di Zeri, dove nei giorni scorsi erano cominciati ad arrivare i giganteschi pezzi della prima pala eolica, con ingresso obbligato dalla strada del Comune parmense di Albareto, che ora, dopo il sequestro, è accessibile solo ai residenti.

È proprio il trasporto delle pale che ha fatto scattare lo stop ai lavori, fino alla misura preventiva del sequestro. Secondo le ispezioni effettuate nei giorni scorsi dal corpo della guardia forestale toscano e dai militari dell’Arma dei carabinieri di Borgotaro e di Zeri, la ditta non ha rispettato i parametri fissati per il transito dei mezzi speciali. Per riuscire a fare passare i pezzi mastodontici dell’impianto, è stato infatti necessario allargare il manto delle strade montane di 10 metri rispetto ai 3 previsti dall’accordo nella Conferenza dei servizi che aveva dato il via libera al progetto.

La denuncia era partita dai residenti del Comune parmense e dai comitati che si battono contro gli impianti industriali eolici, che avevano notato disboscamenti delle aree intorno alla carreggiata, allargata a dismisura per consentire il passaggio dei mezzi. Una situazione da subito risultata irregolare, tanto che la consigliera regionale dei Verdi Gabriella Meo aveva presentato un’interrogazione in Regione Emilia Romagna.

A ciò si aggiunge il fatto che Fera Srl proprio nelle ultime ore ha violato il fermo al cantiere imposto dal Consiglio di stato il 16 aprile dopo il ricorso contro il progetto presentato da associazioni e comitati capitanati dal Wwf. Nonostante la sospensiva i lavori sono proseguiti anche in orario notturno. Una fretta giustificata, come nel caso dell’inceneritore di Parma, dal termine ultimo del 30 aprile che consentirebbe a Fera di accedere agli incentivi statali per le energie rinnovabili. Traguardo che, dopo l’intervento della Procura della Repubblica, appare irraggiungibile, visto che cantiere e strada sono off limits anche agli operai.

Le indagini sono in corso. Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti, oltre al mancato rispetto del vincolo di non allargare o modificare la rete viaria parmense e dello stop intimato dal Consiglio di Stato, c’è anche la potenziale pericolosità dell’intervento. Dalle ispezioni è infatti emerso che la ditta per allargare il manto stradale ha utilizzato ghiaia contenente amianto.

Parco eolico di Santa Donna a Borgotaro. Quella del parco eolico di Zeri è solo una delle tante battaglie che i cittadini combattono contro gli impianti a energia rinnovabile. Se in città infatti tutta l’attenzione degli ambientalisti è contro l’inceneritore di Ugozzolo, nel parmense, dalla Bassa all’Appennino, l’energia “pulita” non è sempre sinonimo di beneficio. La guerra alle pale eoliche di Zeri è gemella e anche presagio di quello che potrebbe accadere in un futuro non troppo lontano a Borgotaro sul passo di Santa Donna. Sul crinale che separa il comune montano da quello di Bardi e di Compiano incombe il progetto di un parco eolico industriale con 9 pale da 150 metri di altezza. Dimensioni fuori scala, se si pensa che nel vicino parco di Albareto le pale arrivano a 70 metri. 

Contro il progetto si batte il comitato Santa Donna per il ripopolamento della montagna, che ha già raccolto 600 firme tra i cittadini e che ha definito il parco “devastante” dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Secondo i cittadini e anche molti amministratori come il consigliere Pdl Andrea Pollastri, che ha presentato un’interrogazione in Regione, le conseguenze sull’economia sarebbero gravi, in un territorio a rischio spopolamento in cui il turismo è una delle risorse principali.

Oltre al castello di Bardi, che con i suoi 30 metri sparirebbe a confronto delle pale bianche, vicino al crinale c’è una variante della via Francigena e ad appena 2 chilometri c’è l’Oasi Wwf Ghirardi, senza contare le numerose attività di bed&breakfast e agriturismi che sorgono nelle frazioni sotto al Santa Donna. Ci sono poi rischi enormi dal punto di vista idrogeologico, perché il parco eolico e la sua sottostazione insisterebbero in una zona a rischio frane, e l’installazione di pale così grandi potrebbe compromettere l’equilibrio dell’intera montagna, con danni anche all’avifauna migratoria. I disagi ci sarebbero anche per i residenti, non solo per i rumori provocati dall’impianto, ma anche per la svalutazione degli immobili, visto che le prime case sorgono ad appena un chilometro da una delle pale previste.

“Noi non siamo contrari all’energia eolica, ma siamo indignati dal fatto che il Comune di Borgotaro abbia calato dall’alto un progetto di così vaste dimensioni – spiegano i membri del comitato – nel comprensorio ci sono già 14 centrali idroelettriche e centinaia di impianti fotovoltaici. Produciamo più energia di quanta ne consumiamo, un impianto così sarebbe soltanto dannoso”. Tra i dubbi sollevati dal comitato c’è anche quello dell’effettiva produttività, visto che nella zona il vento è incostante e secondo alcune stime le pale funzionerebbero per un totale di sole 458 ore all’anno. 

Il progetto è stato depositato in Provincia dall’azienda Eolica Parmense Srl (con capitale al 75 per cento svizzero e al 25 per cento di imprese locali) e presentato alla popolazione solo un anno e mezzo fa, ora spetta alla Conferenza dei servizi approvarlo e dare il via libera. Il sindaco di Borgotaro Diego Rossi (che è anche coordinatore provinciale del Pd), contattato da ilfattoquotidiano.it, ha tagliato corto spiegando che “la competenza è della Provincia” e chiedendo di inviare via e-mail ulteriori domande, a cui però non ha risposto. “In realtà – spiegano i membri del comitato – è il Comune che può concedere o meno alla ditta la possibilità di installare l’impianto”.

Contrario al progetto e alla scelta del collega è il sindaco di Bardi Giuseppe Conti (Pdl-Lega), che ha definito il parco eolico “una calamità innaturale”. L’impianto di Santa Donna, pur sorgendo nel Comune borgotarese, avrebbe infatti un impatto pesantissimo sul territorio vicino, visto che le pale affaccerebbero proprio sul versante bardigiano. “Noi condividiamo la paura di buona parte della popolazione – ha detto il primo cittadino – Siamo favorevoli alle fonti di energia alternativa, ma un progetto di così vaste dimensioni porterebbe solo danni”.

Campo fotovoltaico a Pontetaro di Fontevivo. Al sistema di pannelli fotovoltaici si sono ribellati qualche settimana fa i residenti di Pontetaro, piccola frazione sulla via Emilia tra il Comune di Parma e quello di Fontevivo. I cittadini che abitano in via Tarona si stanno mobilitando per bloccare il progetto di un campo fotovoltaico che la giunta di Fontevivo vorrebbe piazzare proprio dietro le loro case. La zona è già martoriata, visto che a poca distanza c’è il Cepim, un interporto merci che insieme alla tangenziale e a una cava estrattiva di ghiaia ha già provocato non pochi disagi ai residenti. 

È proprio nella zona della cava che sorgerebbe il campo fotovoltaico. I proprietari hanno donato al Comune di Fontevivo il terreno, che sarà dato in affitto a un’azienda privata per l’installazione di pannelli. “Non siamo contrari alla produzione di energia pulita, ma nessuno ci ha mai avvisato di tale intenzione, di cui siamo venuti a conoscenza solo ora, casualmente” spiegano i residenti.

Il sindaco Massimiliano Grassi (Pd) ha assicurato che nei prossimi giorni incontrerà i cittadini, ma sul progetto va dritto per la sua strada: “Abbiamo chiesto il parere dei vari enti, che si sono espressi in modo favorevole – ha spiegato – Sono disponibile a discutere suggerimenti, ma le prime abitazioni sorgono a più di 100 metri dal campo e i pannelli non causano inquinamento atmosferico elettromagnetico”. Per il primo cittadino la proposta della ditta può consentire di portare risorse indispensabili nelle casse del Comune, si parla di circa 300mila euro che garantirebbero, in periodo di ristrettezze, “di tenere aperto il centro diurno e di non chiudere quattro sezioni della scuola materna. Un aiuto per chiudere il bilancio e per garantire servizi ai cittadini – conclude il sindaco – che in questo momento non è possibile rifiutare”.

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