Il senatore cacciato per le ripetute presenze in tv. Accesa riunione in diretta streaming. Ora tocca alla rete, come sancito dal codice di comportamento degli eletti del movimento
Marino Mastrangeli è stato espulso dall’assemblea riunita del parlamentari M5S. Ora la parola spetta alla Rete, come previsto dal Codice di comportamento degli eletti del Movimento. Mastrangeli era accusato dal gruppo parlamentare di avere abusato, di fatto, del suo ruolo, andando più volte ospite in televisione, anche – pietra dello scandalo – nel programma di Barbara D’Urso. Ma più che nel merito, quello che ha attirato l’attenzione è stata la modalità – la diretta streaming – con cui gli eletti a 5 stelle hanno deciso l’espulsione. Almeno finché la diretta non è saltata, l’assemblea era stata frizzante, per usare un eufemismo.
A scaldare gli animi lo stesso Mastrangeli che si è difeso con forza: “Certo, diffamiamo, diffamatemi pure, tanto abbiamo l’immunità parlamentare”. si è scatenato durante l’assemblea. Mastrangeli ha parlato di “reato di ingiuria, facevo il poliziotto e i reati li conosco bene”. “Pilotiamo i processi”, ha accusato ancora quando l’assemblea ha deciso di affrontare subito il suo caso senza fare un sorteggio come da lui chiesto. Ad Alessandro Di Battista, che gli rimproverava di andare in tv anziché lavorare e di passare le notti a cancellare i commenti negativi dalla propria pagina Facebook, ha replicato: “Dite menzogne, io lavoro dalla mattina alla sera come voi. Mi state diffamando”.
Il clima della riunione è stato in generale molto teso. Gli interventi dei parlamentari contro il senatore hanno puntato soprattutto sulla scarsa presenza ai lavori parlamentari del collega che è stato invitato a rispettare l’impegno degli altri. Anche da quanti, moltissimi, si sono opposti all’espulsione del collega pensando un “regalo” a Mastrangeli e a un boomerang per il M5S. Nella riunione è intervenuta anche la capogruppo Roberta Lombardi: “Neppure noi che siamo autorizzati siamo andati in Tv salvo un caso di forza maggiore che ben conoscete” ha detto annunciando di voler agire nelle sedi opportune contro un “avvocato romano e collaboratore di Mastrangeli, sedicente attivista che mi ha querelato per percosse ed ingiurie in campagna elettorale. La querela è falsa ed io agirò nelle sedi competenti”. Anche Luigi Di Maio è intervenuto: “Dove non ci sono regole nel M5S c’è sempre stato il buon senso, anche nell’utilizzare il simbolo e lo spirito del movimento. Sappi che questo spirito io non lo vedo in questo tuo bisogno di partecipare ai talk show”.
Da antologia la difesa dell’espulso. “Sono come Bruce Lee – ha detto – ne atterro cinquanta alla volta ma questo processo è una farsa. Non è che per 5 anni mettiamo la mordacchia ai parlamentari che non possono parlare” ha detto Mastrangeli, chiedendo un referendum tra gli iscritti sulle partecipazioni televisive. “Chiediamo a loro se i parlamentari possono, a titolo personale, intervenire per rilasciare interviste. Perché essere processato per il gravissimo diritto di intervista giornalistica mi sembra una farsa”. Mastrangeli ha sostenuto inoltre che proibire una cosa del genere “sarebbe incostituzionale. Per questo sul regolamento c’è scritto di ‘evitare’ di partecipare: è un consiglio. Se volete cambiare le regole chiedetelo agli iscritti, che sono sovrani. Se lo faranno immediatamente smetto e, a al limite, mi dimetto”. Ma l’assemblea ha deciso diversamente.