Giornata di tensione all’interno della base militare americana di Niscemi dove è in costruzione il Muos. Quattro attivisti, intorno alle dieci del mattino, hanno oltrepassato la recinzione e si sono arrampicati su alcune delle 46 antenne radio, attive dal 1991, per protestare contro il proseguimento dei lavori di costruzione del sistema di comunicazione satellitare della Marina militare Usa. E si trovano ancora in stato di fermo Nicola Arboscelli e Turi Vaccaro, gli attivistiche lunedì mattina si sono introdotti assieme a Desirée Ristagno e Simona Spinello all’interno della base militare Usa. Le due donne sono scese per prime e denunciate a piede libero per ingresso arbitrario in luoghi dove l’accesso è vietato per interesse militare dello Stato. Gli altri, invece, dopo aver interrotto la protesta sono stati condotti al commissariato di Niscemi e arrestati – oltre che per accesso arbitrario – per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni aggravate (solo Arboscelli) e danneggiamento (solo per Vaccaro). La decisione adesso spetta al magistrato competente che dovrà decidere se trattenerli ancora o rilasciarli in attesa di giudizio. Intanto ieri sera si è formato un sit-in spontaneo di sostegno ai due manifestanti davanti alla sede del commissariato.
I lavori per il Muos – come testimoniato da alcuni video girati da attivisti e televisioni locali – vanno avanti nonostante la revoca delle autorizzazioni da parte della Regione Sicilia. Tra i manifestanti che hanno inscenato l’ultima azione anti Usa c’era anche Turi Vaccaro, storico pacifista, non nuovo a proteste di questo tipo. Un anno fa, in val di Susa, era salito sullo stesso traliccio dal quale cadde l’attivista No Tav Luca Abbà. Stamattina Turi, salito su una delle antenne, ha cominciato a smontarla. “Questo – ha urlato mostrando il pezzo staccato – lo rispediamo ad Obama”. Nel frattempo le forze dell’ordine hanno circondato la zona, mentre una piccola folla si è radunata nelle vicinanze per esprimere solidarietà nei confronti dei No Muos.
Vaccaro, insieme ad un altro militante trentacinquenne di origine piemontese, è stato l’ultimo a desistere, intorno alle sei del pomeriggio, a causa della pioggia. Qualche ora prima erano scese anche le due ragazze che si erano arrampicate: Desirée Ristagno e Simona Spinello. “Non potevamo lasciare Turi da solo – spiega quest’ultima – in sei abbiamo deciso quindi di entrare, tre hanno distratto la polizia, mentre io e altri due attivisti ci siamo avvicinati all’antenna più grande ma abbiamo subito preso la scossa, quindi siamo saliti su altre due”. “Vogliamo la chiusura del cantiere, subito: c’è stata una revoca dell’autorizzazione dei lavori da parte del governo regionale che deve essere rispettata, e a quanto pare non lo è”, ha spiegato Ristagno appena messo piede a terra, prima di essere identificata e trasferita al commissariato di polizia. Per lei e gli altri è scattata una denuncia a piede libero. L’accusa è di essere entrati arbitrariamente in luoghi dove l’accesso è vietato per interesse militare dello Stato (articolo 682 del codice penale). Rischiano da tre mesi ad un anno di carcere.
Da Palermo intervengono i deputati regionali del Movimento cinque stelle. “L’episodio di oggi – affermano – rappresenta una grave perdita di credibilità e sancisce la sconfitta della politica, che costringe cittadini disperati a farsi giustizia da sé. Tuttavia non bisogna aggiungere all’illegalità della prosecuzione dei lavori altra illegalità. Esortiamo Crocetta a pretendere il rispetto dei propri provvedimenti”. A contribuire al clima di tensione nei giorni scorsi è arrivata l’esclusione dei tecnici nominati dalla Regione dalla commissione nazionale che dovrà valutare l’esistenza di rischi per la salute. Non vi parteciperanno né Massimo Zucchetti, docente del Politecnico di Torino e consulente del Comune di Niscemi, né i docenti Antonio Sansone Santamaria e Mario Palermo, rispettivamente esignati dall’assessorato regionale all’Ambiente e alla Salute.
A seguito di questa decisione i deputati regionali del Movimento cinque stelle hanno proposto la creazione di una contro commissione di cui farebbe parte anche Gino Levis, professore dell’università di Padova e pioniere degli studi sull’elettromagnetismo. Idea che starebbe valutando anche il governatore Rosario Crocetta, di cui però i grillini non si fidano più. Sarebbe più utile una contro commissione di carattere istituzionale – precisa Fabio D’Alessandro, del comitato No Muos di Niscemi – che dia voce a tutti gli scienziati coinvolti e possa eventualmente ribattere a pari titolo ai risultati dell’Istituto superiore di sanità». A cui i governi regionale e nazionale hanno affidato il futuro dell’impianto militare statunitense. La protesta dei No Muos intanto non si ferma. Il coordinamento regionale dei comitati ha indetto una settimana di mobilitazione fino al 28 aprile.
di Salvo Catalano
aggiornato da Redazione Web il 23 aprile 2013