Aumentano i nuclei familiari che preferiscono il discount alle catene di grande distribuzione. Tagli anche sulle visite mediche, resiste solo l'incomprimibile spesa sui medicinali. La disoccupazione rimane il problema più grande
In tempi di crisi le famiglie decidono di tagliare su cibo e sanità. L’Istat scatta una fotografia dei nuclei familiari italiani, sempre più poveri. E’ Enrico Giovannini, presidente del centro di statistica a spiegare come la stia modificando profondamente i modelli di consumo delle famiglie.
Oltre sette famiglie su 10, circa il 71 per cento, negli anni della crisi hanno modificato quantità e qualità dei prodotti acquistati, preferendo i discount alle grandi catene di distribuzione. Più di 6 famiglie su 10 fanno la spesa al discount e nell’ultimo anno tale quota è aumentata di quasi 9 punti percentuali. Tra il 2007 e il 2013 “la quota di famiglie che acquista presso hard discount è quasi raddoppiata, superando il 21% nel 2011″, ha precisato il presidente dell’Istat. “Anche se avessimo opportunità aumentare il reddito delle famiglie – ha osservato – una parte di questo reddito andrebbe al risparmio, per chi può naturamente”. E quindi difficilmente si potrà tradurre in consumi. Sono state poi quasi eliminate le spese per visite mediche, analisi cliniche e radiografie, mantenendo quella incomprimibile per i medicinali.
Il problema più grande, però, rimane la disoccupazione. Giovannini, durante l’audizione delle commissioni speciali di Camera e senato sul documento di economia e finanza, ha precisato che nel mondo del lavoro la situazione rimane difficile. “La crescita futura non si riassorbirà e non riassorbirà la disoccupazione creata, questo è il problema più ampio che abbiamo davanti come paese e come Europa”, ha spiegato il presidente dell’Istat. Nell’eurozona, ricorda il presidente, ci sono 25 milioni di disoccupati che “non si riassorbono con un pil che cresce dell’1%. Come spezzare questo circolo credo che sia il vero problema. L’attenzione va quindi concentrata su questo tema, anche a livello europeo”, conclude Giovannini.