In questo un po’ sconcio coro di alleluja noi, inutile dirlo, non ci saremo. Troviamo indecente che i dirigenti Pd abbiano accettato al Quirinale il presidente dell’inciucio con la destra piuttosto che far convergere i voti su Rodotà, la personalità giusta per aprire la strada a una maggioranza del vero cambiamento che M5S non avrebbe potuto rifiutare. Troviamo insopportabile che sempre grazie a Napolitano venga steso un tappeto rosso ai piedi dell’uomo del bunga bunga che ha sputtanato l’Italia nel mondo portandola quasi al fallimento. No, non ci sentiamo soli perché contro la restaurazione della politica più marcia c’è una ripulsa che si allarga a macchia d’olio e che già mobilita la base del Partito democratico e dei sindacati non gialli.
Pensiamo che oggi più soli e più isolati dal mondo reale dovrebbero sentirsi piuttosto i pretoriani dell’informazione, sentinelle dell’eterna casta. Affidandosi con i loro padroni a un signore di 88 anni a cui tremava la voce per l’enorme responsabilità che si è preso.
Il Fatto Quotidiano, 23 aprile 2013