E’ morto stamane, a 88 anni, in una clinica romana, Antonio Maccanico. Lo rendono noto all’agenzia Ansa alcuni suoi stretti familiari. Maccanico è stato segretario generale del Quirinale con Pertini, più volte ministro e sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Ciampi. E’ stato anche presidente di Mediobanca.
Nato ad Avellino nel 1924, si è laureato in giurisprudenza nel 1946. Nel 1978 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, appena eletto, lo chiamò a ricoprire il ruolo di Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, nominandolo anche consigliere di Stato. Mantenne l’incarico di segretario Generale della presidenza della Repubblica anche con Francesco Cossiga, sino al 1987. Nello stesso anno venne nominato presidente di Mediobanca, al posto di Enrico Cuccia.
Ricoprì la carica di ministro per gli Affari Regionali e i Problemi istituzionali, fino al 1991, durante il governo Andreotti. Nel 1995 fondò l’Unione Democratica. Dopo la caduta del Governo Dini nei primi mesi del 1996, fu incaricato dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro di formare un nuovo Governo, ma il tentativo fallì a causa dell’opposizione degli schieramenti parlamentari.
Fu ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni dal 1996 al 1998, durante il primo governo Prodi. Durante questo incarico presentò un disegno di legge per l’istituzione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi di telecomunicazioni e radiotelevisione. Sempre con Romano Prodi nel 1999 fondò i Democratici.
Dal 1999 al 2001 fu ministro per le Riforme Istituzionali nel Governo D’Alema I. Durante questo mandato fu estensore del cosiddetto “Lodo Maccanico“, che prevede la non procedibilità e la sospensione dei processi in corso per le 5 cariche più alte dello Stato, Presidente della Repubblica, presidenti del Senato, della Camera, della Corte Costituzionale e del Consiglio dei ministri. Successivamente Maccanico sconfessò la legge, dopo che la maggioranza di centrodestra approvò un maxiemendamento a firma Renato Schifani. La legge venne poi definita “Lodo Schifani“.