Libera, Slow Food, Coldiretti, Legambiente, Touring Club Italiano, UISP, #salvaiciclisti, la Federazione Nazionale dei Clown Dottori sono solo alcune delle 150 sigle che ad oggi hanno aderito alla manifestazione indetta per il 4 maggio a Milano dalla Rete per la Mobilità Nuova, un’alleanza di associazioni, movimenti e comitati di cittadini che chiedono una riforma della mobilità nel nostro paese per rimettere le persone e le città al centro delle politiche dei trasporti nazionali.
Il fatto che realtà tanto differenti tra loro si stiano impegnando sul fronte delle politiche della mobilità è la dimostrazione che il modo in cui ci spostiamo ha ricadute enormi su pressoché qualunque aspetto della nostra vita:siamo abituati a pensare alla mobilità in termini di inquinamento e congestione, di ritardi e disservizi, ma il nostro modo di spostarci ha ricadute enormi su tutto il nostro sistema economico e sociale. Per decenni le politiche italiane delle infrastrutture e dei trasporti hanno puntato tutto sulla costruzione di strade e autostrade e sulle cosiddette grandi opere che, se da un lato hanno creato terreno fertile per infiltrazioni mafiose, sperperio di denari pubblici e fenomeni di corruzione, dall’altro hanno contribuito ad aggravare il dissesto idrogeologico del nostro paese e alla rovina di uno dei più grandi patrimoni a disposizione della nostra economia: il paesaggio.
Avendo puntato tutto sulla motorizzazione privata, abbiamo trasformato le città d’arte che tutto il mondo ci invidia in enormi parcheggi in cui i bambini non hanno più diritto di cittadinanza, abbiamo creato gigantesche periferie disabitate raggiungibili solamente in automobile, tutto questo mentre diventiamo ogni giorno più dipendenti da una materia prima in corso di esaurimento: il petrolio.
Le 150 sigle che hanno aderito alla Rete per la Mobilità Nuova hanno capito che cambiando il modo in cui ci spostiamo possiamo migliorare la nostra economia, la nostra qualità della vita (ogni famiglia Italiana spende circa 10.000 euro all’anno a causa dell’automobile), ridurre il numero degli incidenti stradali e il loro impatto sulla spesa sanitaria nazionale. In che modo? Rivedendo i finanziamenti che al momento sono destinati alle grandi opere dei trasporti per andare a potenziare il trasporto pubblico locale, il trasporto pendolare e tutte le forme di mobilità dolce che possono liberare le nostre città dal traffico.
Al di là delle strette correlazioni con il tema, credo che la manifestazione del 4 maggio assuma un alto valore simbolico in questo particolare momento storico per ricominciare a parlare di Politica (con la P maiuscola), cioè di idee per la gestione della cosa pubblica, da contrapporre alla politica (con la p minuscola) che negli ultimi 20 anni ha dimostrato di avere a cuore quasi esclusivamente la gestione delle alleanze allo scopo di mantenere intatti e immutati i centri di potere.
L’ultima tornata elettorale e gli eventi che hanno ruotato attorno all’elezione del Presidente della Repubblica ci hanno mostrato che esiste uno scollamento innegabile tra i partiti politici e la società civile e che solo attraverso il voto all’interno dell’urna difficilmente potremo riuscire a cambiare tutto questo. Se vogliamo invertire questa tendenza abbiamo una sola opzione: rendere le nostre esigenze chiare e inequivocabili.
Il 4 maggio a Milano si comincia dal diritto alla mobilità.