Marco Camorali lavorava come pubblicitario. Poi nel 2001 è partito con la sua compagna e un brevetto di istruttore subacqueo, destinazione mondo. E finora sono stati, tra l'altro, in Mar Rosso, Birmania, Tailandia e Indonesia
“Me lo ricordo bene il giorno in cui ho capito che sarei partito davvero, che non scherzavo. Mi trovavo in ufficio a Milano in giacca e cravatta. Era una mattina di aprile, uno di quei giorni in cui è così limpido che vedi persino il luccichio delle Alpi all’orizzonte”. L’immagine da cartolina si inserisce nella vita di Marco Camorali come il ricordo del momento di rottura fra passato e presente. Pochi mesi dopo quel giorno del 2001, Marco è partito con Sissi, la sua compagna, ed un brevetto di istruttore subacqueo, destinazione mondo. Nel passato, alcune tournee nel nord Europa con la sua band, un’esperienza da consigliere comunale in Brianza, un lavoro come pubblicitario.
“Era un momento particolare della mia vita, tutti i legami che avevo si erano magicamente sciolti. Il lavoro era buono e guadagnavo bene, ma mi stava un po’ stretto, l’ho lasciato. Non sono partito per disperazione, ma per desiderio”. Ovunque sia andato Marco, che ora ha 48 anni, ha lavorato come cruise director nelle barche da crociera di operatori subacquei di Mar Rosso, Birmania, Tailandia, Indonesia. A parte un anno di pausa in Mozambico, lui e Sissi sono stati per mare 15 anni. “Il nostro è un record di permanenza. Facciamo circa tre-quattrocento immersioni all’anno, è faticoso fare questo mestiere per tanto tempo, ed è un settore che non conosce crisi. Ora lavoriamo su un veliero di 40 metri, e abbiamo una programmazione a lungo termine. Per esempio, c’è chi ha già prenotato il posto per fine 2015, a capodanno”.
Una vita avventurosa: Marco e Sissi si trovavano al largo delle coste della Tailandia quando c’è stato lo tsunami nel 2004 (“Ma in mare neanche me n’ero accorto”, racconta). Qualche anno fa, Marco ha tracciato le mappe subacquee delle immersioni intorno all’isola di Komodo, Indonesia. Ora sono di stanza a Bali, ma stanno progettando un ritorno in Italia. “In questi anni non ho mai dimenticato di essere italiano, e sono molto legato alla mia vita lì – racconta Marco – Abbiamo anche organizzato un “No Berlusconi day” a Bali, in concomitanza con quello italiano del 2009! Non serve essere nel centro di Milano per tenersi al passo con le notizie: si informa chi vuole farlo, e non necessariamente stando in Italia”.
La prospettiva di riciclarsi nel mercato italiano non spaventa Marco: “So che non è proprio il momento migliore per iniziare qualcosa in Italia, ma verrò per guardarmi un po’ intorno. La mia compagna ha famiglia in Israele, passeremo anche di lì. Ci piacerebbe aprire un centro balinese con ristorantino e spa, per portare un po’ della nostra esperienza estera a casa. Vedremo cosa fare, ma è in Italia che vedo il mio futuro”. A chi vuole partire, Marco consiglia di farlo con una prospettiva, con qualcosa di valido da poter proporre altrove. Nella sua scelta, oltre ad un innato ottimismo, c’è una buona dose di coraggio: “Nei momenti di scoraggiamento, quando guardo all’Italia, penso a chi ha passato periodi anche peggiori di questo. Amo ricordare Giovanni Pesce, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente. A lui mi ispiro, e a chi è andato avanti in momenti duri, costretto a scappare o a subire la prigionia e la guerra. Per il nostro paese e per la politica è un momento delicato, ma andare avanti si può, e si deve. Dal conto mio, spero di portare un po’ di fortuna all’Italia, al mio rientro!”