Sul suo blog il leader del Movimento 5 stelle da un parte propone ricette per far uscire dalla crisi le piccole e medie imprese, dall'altra denuncia "l'inciucio", giunto al suo apice con l'incarico a premier conferito al nipote di Gianni Letta con la benedizione di Giorgio Napolitano
“O si aiutano le piccole e medie imprese o si muore”. “I Letta sono tutta una famiglia”. Con due post sul suo blog Beppe Grillo torna a suonare due tasti a lui cari: da un parte la richiesta di aiuto per le Pmi, dall’altra la denuncia del cosiddetto “inciucio“, giunto al suo apice con l’incarico a Enrico Letta (Pd), nipote di Gianni Letta (Pdl) a premier con la benedizione di Giorgio Napolitano.
Sulla crisi economica il leader del M5S ribadisce quanto detto ieri al tabloid tedesco Bild: “A Roma si stanno dividendo le ossa e le poltrone della Seconda Repubblica – scrive Grillo – Nel frattempo l’economia non aspetta. Ogni minuto chiude un’impresa. Questo autunno potremmo raggiungere il punto di non ritorno”. Ecco allora la ricetta economica del Movimento: abolizione dell’Irap, pagamento dell’Iva solo a incasso avvenuto, sblocco immediato dei circa 120 miliardi di euro dovuti dallo Stato e dagli Enti alle imprese. Tre misure che il M5S presenterà in Parlamento e che “vanno approvate subito”, perché “non abbiamo più tempo”.
A complicare però la situazione, l’incarico, arrivato nel primo pomeriggio di Enrico Letta come premier scelto da Giorgio Napolitano dopo le consultazioni lampo dei principali partiti. Un accordo che il Movimento 5 stelle ha bollato subito come “inciucio” tra Pd, Pdl e Scelta civica. E per dimostrare l’assioma, Grillo recupera quello che lui stesso definisce un “post d’annata” perché pubblicato il 13 luglio 2012.
Si vede Enrico Letta alla Festa dell’Unità il 6 luglio 2012 quando, in qualità di vice segretario del Partito democratico diceva: “Preferisco che i voti vadano al Pdl (quindi a suo zio Gianni Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi, ndr) piuttosto che disperdersi verso Grillo”. Concetto che poi ribadiva anche in un’intervista al Corriere della Sera.